MANIFESTO PER LE ELEZIONI EUROPEE 2014

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Nell’Unione Europea le persone con disabilità sono 80 milioni (16% della popolazione). Una famiglia su quattro ha al suo interno una persona con disabilità. La campagna per le elezioni europee rappresenta un’opportunità unica per i candidati al Parlamento Europeo di assumere impegni stringenti di cambiamento al fine di garantire ai cittadini europei con disabilità il pieno godimento dei diritti civili, politici, sociali, economici e culturali. L’EDF fa appello ai candidati al Parlamento europeo e ai partiti politici perché inseriscano nei programmi elettorali per le elezioni europee 2014 le seguenti priorità.

LE NOSTRE PRIORITÀ ASSOLUTE

1. La promozione di una concezione inclusiva, sostenibile e democratica dell’Europa.

2. La riforma delle politiche economiche e sociali europee per garantire la protezione e il godimento dei diritti umani degli europei con disabilità.

3. L’accessibilità di beni e servizi per tutti, attraverso:
– lo European Accessibility Act, l’attesissima legislazione Europea sull’accessibilità di beni e servizi nell’ambito del mercato interno della UE,
– la proposta, di Direttiva sull’accessibilità dei siti web pubblici, una legislazione di importanza cruciale all’interno dell’ Agenda Digitale dell’UE, attualmente in fase di trattativa.
– l’accessibilità dei trasporti e delle infrastrutture,
– la rimozione degli ostacoli alla libera circolazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie,
– l’eliminazione degli ostacoli all’utilizzo dei fondi dell’UE per le persone con disabilità

4. L’adozione della proposta di Direttiva generale contro la discriminazione, una legge dell’UE da tempo attesa, concepita per proteggere, fra le altre, le persone con disabilità dalla discriminazione in ogni ambito di vita.

5. La ratifica immediata del Protocollo Opzionale della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte dell’Unione Europea e di tutti gli Stati membri che, pur avendo ratificato la Convenzione, devono ancora ratificare il Protocollo Opzionale, il quale prevede procedure importanti per rafforzare la Convenzione.

6. La strutturazione nelle istituzioni europee di meccanismi per garantire in tutte le legislazioni e le politiche l’ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità nonché il coinvolgimento delle persone con disabilità
1. La promozione di una concezione inclusiva, sostenibile e democratica dell’Europa.

Lo European Disability Forum ha messo in guardia da tempo sulla trasformazione, ormai avvenuta, della crisi economica in crisi sociale e dei diritti umani. Disoccupazione, povertà ed esclusione sono alle stelle in tutta l’Unione. Le misure di austerità nell’UE hanno minato la coesione sociale. L’Unione Europea è percepita dai cittadini come la diretta responsabile del deterioramento degli standard di vita.

Inoltre, la strategia europea ha indebolito profondamente la democrazia nell’UE: il Parlamento europeo e le istituzioni che rappresentano i cittadini europei sono stati aggirati dai governi. Alla Troika, un’istituzione invisibile, che non viene eletta e non deve rendere conto del proprio operato, sono stati dati poteri immensi. Nuovi strumenti europei, come il Patto di Bilancio europeo e il Meccanismo europeo di stabilità, sono stati adottati al di fuori delle procedure democratiche comunitarie. La mancanza di legittimazione democratica degli atti dell’ UE, unitamente a una politica che ha incrementato l’esclusione e le ineguaglianze, ha scosso le fondamenta stesse dell’Unione Europea e ha contribuito direttamente alla nascita in tutti i paesi dell’Unione di movimenti populisti ed euroscettici.

L’ EDF esorta l’UE ad abbandonare la politica attuale e a riportare al cuore delle sue azioni le persone, l’inclusione, la solidarietà, l’eguaglianza e la legittimazione democratica. È questo l’unico modo per recuperare la fiducia dei cittadini.

L’EDF partecipa all’Alleanza per l’Anno Europeo dei Cittadini (EYCA) e fa appello all’UE perché metta in atto le raccomandazioni dell’ EYCA.

2. La riforma delle politiche europee di risanamento economico per garantire la protezione dei cittadini europei con disabilità – che non sono responsabili della crisi .

– Riformare il processo del Semestre Europeo per raggiungere una maggiore coerenza fra le politiche macroeconomiche europee e gli obbiettivi d’inclusione e riduzione della povertà.

La politica Europea per contrastare la crisi ha enfatizzato il consolidamento di bilancio attraverso tagli alla spesa. Le persone con disabilità e le loro famiglie, che non hanno avuto alcuna responsabilità nel determinare la crisi, hanno dovuto far fronte a tagli drastici dei servizi e dell’assistenza sociale, che hanno prodotto un incremento della disoccupazione e un ritorno alla segregazione negli istituti, in cui le persone con disabilità sono private della libertà e del diritto di decidere della propria vita. Milioni di persone con disabilità sono state rigettate nella povertà e nell’esclusione sociale.

I servizi sociali sono essenziali per la vita indipendente e la piena partecipazione nella società delle persone con disabilità, diritti garantiti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità, ratificata dall’UE nonché da 25 dei suoi Stati membri.

Le politiche macroeconomiche dell’ UE ignorano le persone con disabilità, compromettendo così ogni progresso verso l’adempimento della Convenzione ONU, malgrado alcuni accenni positivi in altre politiche. Le politiche economiche e sociali dell’UE devono comprendere misure specifiche per promuovere il sostegno all’occupazione e il rafforzamento dei sistemi di protezione sociale. L’ UE deve misurare e monitorare le prestazioni degli Stati membri in queste aree.

• Adottare nuovi obiettivi relativi alle persone con disabilità nella prossima revisione della Strategia Europea 2020 – il solo modo di evitarne il fallimento.

Gli obiettivi principali della Strategia Europea 2020 – innalzare il tasso di occupazione della popolazione europea al 75% facendo uscire 20 milioni di persone dalla povertà e riducendo l’abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% – non possono essere raggiunti senza coinvolgere gli 80 milioni di europei con disabilità, che rappresentano il 16% della popolazione dell’UE.

La revisione della Strategia europea 2020 deve comprendere una strategia specifica per l’occupazione, l’inclusione sociale e la riduzione della povertà delle persone con disabilità con obiettivi specificamente dedicati, sul modello della Garanzia per i Giovani dell’UE.

3. L’accessibilità di beni e servizi per tutti.

• Adottare una proposta legislativa sull’accessibilità (European Accessibility Act).

L’UE deve ancora mantenere le promesse su questa legislazione europea già programmata che dovrà stabilire requisiti comuni di accessibilità di beni e servizi in tutti i paesi dell’UE. La proposta di legge avrebbe dovuto uscire nel 2012 e ci si attende ora che veda la luce nel 2014. È arrivato il momento di agire! Le aspettative degli interessati sulla legislazione e il suo potenziale economico sono enormi. Integrando più persone nella forza lavoro attiva e contribuendo a incrementare i consumi delle persone con disabilità, l’accessibilità favorisce la crescita economica, oltre a essere una questione di diritti fondamentali: la libertà di movimento delle persone con disabilità è una delle libertà fondamentali dell’UE, ma le persone con disabilità non possono esercitarne pienamente e liberamente il diritto. La maggior parte dei beni del mercato interno dell’UE non sono accessibili alle persone con disabilità .

L’EDF esorta l’UE ad adottare al più presto una legislazione solida e vincolante con un approccio olistico a copertura del maggior numero possibile di beni e servizi. Anche l’ Alleanza per l’Anno Europeo dei Cittadini fa appello per l’adozione dell’Atto.

• Accessibilità delle tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC): adottare e mettere in atto la proposta di direttiva dell’UE
sull’accessibilità dei siti internet pubblici

L’accesso ai siti internet è diventato un aspetto cruciale della partecipazione nella società. La proposta di direttiva sull’accessibilità dei siti internet del settore pubblico permetterà a tutti i cittadini, compresi quelli con disabilità, di accedere più facilmente ai servizi disponibili al pubblico. L’EDF esorta il Consiglio e il Parlamento Europei ad adottare la proposta legislativa entro il termine dell’attuale legislatura e a garantirne poi la piena attuazione e applicazione .

Un migliore accesso alle TIC è potenzialmente in grado di stimolare l’occupazione e l’accesso all’istruzione, alla cultura e all’informazione, permettendo alle persone con disabilità di essere cittadini più attivi e impegnati, di partecipare pienamente alla società e di vivere in modo più indipendente.

• Accessibilità dei trasporti e degli edifici.

L’ EDF fa appello affinché sia reso possibile per tutti viaggiare spontaneamente e in modo indipendente, attraverso l’istituzione di una catena ininterrotta di trasporti accessibili in tutta l’UE. Mezzi di trasporto e ambiente costruito accessibili permetteranno alle persone con disabilità, come anche alla popolazione che invecchia, di studiare e lavorare all’estero e di contribuire a incrementare il turismo e l’economia nel suo insieme, determinando una situazione vantaggiosa sia per le persone con disabilità che per gli Stati membri.

• Rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie

L’EDF esorta l’UE a sviluppare politiche e regolamenti comuni che realizzino concretamente la libertà di movimento delle persone con disabilità, in particolare semplificando le procedure di accesso e trasferimento da un paese all’altro delle indennità e delle assistenze, compresi gli assistenti personali.

L’EDF fa appello affinché sia istituita una Carta Europea per la mobilità delle persone con disabilità con un mutuo riconoscimento delle gratuità e degli sconti nell’ambito dei trasporti, della cultura e del turismo.

• Rimuovere gli ostacoli all’utilizzo dei fondi dell’UE per le persone con disabilità

Tutti i fondi dell’UE devono sostenere politiche d’inclusione delle persone con disabilità e non devono creare nuove barriere o discriminazioni.

4. L’adozione della proposta di Direttiva del Consiglio per l’attuazione del principio di pari trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, a disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.

L’EDF, analogamente all’Alleanza per l’Anno Europeo dei Cittadini, esorta l’UE ad adottare la proposta di Direttiva, così come emendata dal Parlamento europeo, che mira a proteggere le persone con disabilità (fra altri gruppi) contro la discriminazione in tutte le aree della vita al di fuori del mercato del lavoro.

L’attuale legislazione dell’UE copre solo la discriminazione in ambito lavorativo. Questa lacuna nella protezione contro la discriminazione delle persone con disabilità deve essere affrontata e la rete di protezione deve essere completata allargandola anche all’ambito della protezione sociale e delle cure sanitarie, dei benefici sociali, dell’accesso a e della fornitura di beni e servizi disponibili per il pubblico, compresi gli alloggi e l’istruzione.

5. L’immediata ratifica da parte dell’UE e di tutti gli Stati membri del Protocollo Opzionale della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Le persone con disabilità devono essere protette tramite i diritti umani che sono loro conferiti nella prima Convenzione sui diritti delle persone con Disabilità legalmente vincolante per l’Unione Europea e per i 25 Stati membri che l’hanno ratificata.

L’EDF fa appello all’UE perché ratifichi immediatamente il Protocollo Opzionale, che introduce le procedure per rafforzare l’attuazione della Convenzione e prevede rimedi efficaci a favore degli individui i cui diritti umani sono stati violati.

6. L’istituzione di meccanismi per inserire proattivamente la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità in tutte le aree delle politiche dell’UE e nazionali e per assicurare il coinvolgimento delle persone con disabilità in tutte le decisioni che le riguardano.

L’UE deve svolgere un ruolo esemplare nell’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità – il primo trattato sui Diritti Umani che essa abbia mai ratificato – e deve adottare nel suo lavoro un approccio basato sui diritti umani.

L’UE ha il dovere di mettere proattivamente in pratica la Convenzione sia in termini di lavoro interno che anche di revisione e modifica di tutte le leggi e le pratiche esistenti che discriminano le persone con disabilità, nonché attraverso la formulazione di nuove leggi, politiche e programmi in linea con la Convenzione.

Poiché la Convenzione investe quasi tutte le aree della politica della UE, è necessario stabilire nuovi strumenti e meccanismi istituzionali per garantirne un’attuazione piena e coerente e per assicurare la conformità alla Convenzione della legislazione e delle politiche dell’UE, siano esse nuove o preesistenti.

• Commissione Europea:

L’assetto amministrativo e politico attuale della Commissione deve essere potenziato per garantire l’osservanza diffusa e appropriata dei diritti delle persone con disabilità in tutti i settori tramite l’istituzione di una Direzione Generale responsabile per le questioni della disabilità, nonché tramite l‘attribuzione della responsabilità sulle questioni della disabilità a un vice-presidente della Commissione con competenze specifiche per l’attuazione diffusa dei diritti delle persone con disabilità e il coordinamento con gli altri Commissari.

• Parlamento Europeo

Il PE deve confermare l’istituzione di una Task force inter-Commissioni efficace e dotata di poteri sull’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con Disabilità allo scopo di garantire, promuovere e stimolare l’attuazione piena e coerente della Convenzione , in particolare svolgendo un ruolo di coordinamento orizzontale fra le Commissioni del PE . La Task force deve coinvolgere strettamente l’EDF.
– L’EDF fa anche appello perché venga ricostituito l’Inter-gruppo del PE sulla Disabilità, che è uno degli inter-gruppi più vecchi (creato nel 1980), più ampi e più attivi.

 Nulla su di noi senza di noi: assicurare il coinvolgimento delle persone con disabilità nelle decisioni che le riguardano.

In ottemperanza dell’articolo 4.3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, le autorità dell’UE devono coinvolgere le persone con disabilità nei processi decisionali e nella compilazione, adozione, attuazione e valutazione della legislazione e delle politiche che hanno un impatto, diretto o indiretto, sulla loro vita.

Ogni nuovo meccanismo stabilito nell’ambito delle Istituzioni europee per attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità deve coinvolgere l’EDF, l’organizzazione rappresentativa delle persone con disabilità in Europa.

Il diritto di voto e di partecipazione delle persone con disabilità alla vita politica e pubblica

Nel maggio 2014, molte persone con disabilità non avranno accesso al diritto di voto.
L’EDF ricorda che l’articolo 29 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità contempla il diritto di voto e di partecipazione alla vita politica e pubblica delle persone con disabilità su base di uguaglianza con gli altri.

Gli Stati membri dell’UE hanno l’obbligo di rimuovere le barriere:
• emendando le legislazioni nazionali che privano le persone con disabilità della capacità legale e del diritto di voto e rimpiazzandole con leggi e pratiche di sostegno alla presa di decisioni;
• approntando sezioni elettorali, procedure di voto, materiali e luoghi dedicati alle campagne elettorali accessibili;
• mettendo in atto misure che garantiscano alle persone con disabilità che vivono in istituto di potersi iscrivere alle liste elettorali e di poter votare.

Lo European Disability Forum (EDF) è l’organizzazione ombrello europea che rappresenta gli interessi di milioni di persone con disabilità in Europa. la missione dell’EDF è di assicurare alle persone con disabilità il pieno accesso ai diritti umani e fondamentali attraverso il loro coinvolgimento attivo nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche in Europa. L’EDF è membro dell’ International Disability Alliance (IDA) e attualmente ne presiede l’organo di governo.

scarica questo manifesto in italiano o in inglese

 

Giornata della Memoria. Molto partecipato l’evento organizzato da DPI Italia

log HABME’ stato molto partecipato, anche dal punto di vista emotivo, l’evento organizzato da DPI Italia in occasione della gioranta della memoria, il 27 gennaio scorso presso la Biblioteca di Napoli.

Parte del progetto Europeo “HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory“, si è tenuta una conferenza internazionale dal titolo “Il Rispetto dei Diritti umani per una cittadinanza attiva” , sotto l’alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e parallelamente si è dato il via ad una mostra in ricordo dell’ Aktion T4, il programma di sterminio nazista di oltre 275.000 persone con disabilità.

Dell’iniziativa si è molto parlato tra i mass media. Offriamo di seguito una rassegna stampa e due video con interviste a Giampiero Griffo e Rita Barbuto.

TUTTA LA RASSEGNA STAMPA IN PDF

Rassegna stampa
Il Giorno della Memoria e le persone con disabilità, superando.it
Giornata della memoria: i disabili e la Shoah ai giorni nostri, Il Fatto Quotidiano
Bray in visita a Napoli per la Giornata della memoria, La Repubblica – Napoli
Il dramma nella tragedia: un percorso nella disabilità durante la Shoah, Corriere del Mezzogiorno
Giornata Memoria, Napoli da Shoah a Eutanasia bambini, Napolipost
The Holocaust of All. Battle of the Memory, Biblioteca Multimediale di Napoli
Giorno della Memoria: a Napoli un convegno internazionale, Comune di Torino
Giornata della Memoria e rispetto dei Diritti dei Disabili, Giornalisti Beni Culturali
ll Rispetto dei Diritti umani per una cittadinanza attiva – tra la Shoah di ieri e oggi, Addarte
Giornata della memoria, Gecosociale
27.01.14 A Napoli giornata della memoria e disabilità, Montecatone
Convegno internazionale “Il rispetto dei diritti umani per una cittadinanza attiva”, Coop Dedalus
ll rispetto dei diritti umani per una cittadinanza attiva tra shoah di ieri e oggi, Napoli Today
Napoli. Per la Giornata della Memoria arriva il Ministro Bray, Caserta 24 ore

Video

Guarda anche:
TG Regionale del 27/01/2014 ore 19.30

Napoli – La Shoah dei disabili (28.01.14) – Youtube

Perché un monumento sarebbe anche educativo

«Chiaramente – dichiara Silvia Cutrera, impegnata tra l’altro nella realizzazione del progetto internazionale “HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory” – la conoscenza dell’orrore nazifascista può essere realmente trasmessa solo attraverso un ampio percorso pedagogico e didattico, e tuttavia uno spazio e un riferimento evocativo di tutte le vittime, persone con disabilità comprese, avrebbe anche una preziosa funzione educativa»

Fonte: superando.it – «Nel 2013 – ricorda Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), componente della Segreteria di DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e impegnata nell’attuazione del progetto internazionale HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory – una Delibera approvata dal Comune di Roma, su iniziativa della consigliera Gemma Azuni, aveva dato la speranza di poter vedere la realizzazione di un monumento che ricordasse le vittime del nazifascimo “orfane di memoria”, vale a dire le persone omosessuali, transessuali, quelle con disabilità, i rom e i sinti, anche se in realtà esiste già una lapide che ricorda questi ultimi, in Via degli Zingari 54, dove ogni anno, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, una fiaccolata ricorda gli stermini dimenticati».

Come interpretare, dunque, questa perdurante assenza? «L’assenza di una targa commemorativa per l’Homocaust e l’Aktion T4 [le parole con cui vengono rispettivamente denominati la persecuzione e lo sterminio delle persone omosessuali e di quelle con disabilità, durante il nazismo, N.d.R.] – ci risponde Cutrera – pone l’interrogativo su quale sia la memoria collettiva della nostra città in merito a questi stermini, quanto è stato condiviso e quali siano le sensibilità istituzionali interessate a rappresentare, senza discriminazioni, la Storia, quella con la S maiuscola».
Ma non pensa, chiediamo, che la conoscenza dell’orrore nazifascista, più che di luoghi di memoria e simboli, abbia bisogno soprattutto di un percorso pedagogico e didattico? «Certamente – concorda la Presidente dell’AVI – e infatti le nostre attività associative sono costantemente rivolte ai giovani, che incontriamo nelle scuole dove attivamente proponiamo seminari, laboratori e incontri. Già nel 2009, ad esempio, insieme alle Associazioni Opera Nomadi e Mario Mieli (Circolo di Cultura Omosessuale), coordinati all’interno della Casa della Memoria dal Delegato alla Memoria Claudio Procaccia e con l’ulteriore assistenza storico-scientifica del professor Giorgio Giannini, abbiamo presentato agli uffici del Dipartimento Politiche Educative del Comune di Roma, anche di concerto con la Comunità Ebraica e l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), un progetto di intervento nelle scuole romane, preceduto per altro dalla pubblicazione di un filmato (con il Consiglio Provinciale di Roma) e di un libro (Casa Editrice CISU) specifici. Nell’ottobre dello scorso anno, tale Progetto è stato ripreso in considerazione dall’assessora comunaleAlessandra Cattoi».
«E tuttavia – prosegue Cutrera – offrire a tutta la cittadinanza romana uno spazio e un riferimento evocativo di tutte le vittime del nazifascismo avrebbe anche il merito di restituire la funzione educativa all’Amministrazione Capitolina».

E negli altri Paesi cosa si è fatto? «In altri Paesi – è la risposta – sono già sorti dei monumenti; recentemente, ad esempio, è stato inaugurato a Tel Aviv, in Israele, il Memoriale in onore delle vittime omosessuali, come già era accaduto in altre città in Europa, quali Berlino e Amsterdam. Collocato al centro della città, è un triangolo bianco in cemento, che reca all’interno un piccolo triangolo rosa, il colore usato dai nazisti nei lager, per gli omosessuali, in ricordo di circa 15.000 vittime. Verrà invece inaugurato nell’autunno prossimo a Berlino, nella piazza antistante la Filarmonica, un nuovo Memoriale dedicato allepersone con disabilità uccise dai nazisti durante la cosiddetta Operazione Aktion T4. Esso sorgerà laddove un tempo era ubicata la Cancelleria del Terzo Reich, in Tiergartenstrasse 4, dove fu pianificata l’operazione di sterminio delle vittime con disabilità. Circa 250.000 di queste – è sempre bene ricordarlo – furono assassinate, di cui, tra il 1940 e il 1941, circa 73.000 eliminate segretamente nei sei centri di uccisione appositamente adattati con camere a gas. I responsabili di ciò, che si erano appunto specializzati ad uccidere con il gas, furono ricollocati nell’Operazione Reinhard, l’inizio del genocidio delle persone ebree».

Qual è dunque il suo auspicio, chiediamo in conclusione a Cutrera? «Semplicemente che questo 2014, anno in cui ricorre il 70° anniversario delle Fosse Ardeatine e della Liberazione di Roma, porti all’occasione giusta per ricordare tutte le vittime del nazifascismo, oltreché per integrare finalmente la Legge 211/00 [Legge istitutiva del Giorno della Memoria, che non indica la necessità di ricordare che tra le persone sterminate ci fossero quelle con disabilità, né i rom, né i sinti, né le persone omosessuali, N.d.R.],  come tra l’altro ventitré Senatori chiesero invano già nel 2006 all’allora Governo Prodi – su nostra diretta sollecitazione – tramite una Proposta di Legge integrativa. E auspichiamo anche che non venga più “dimenticata”, ancora una volta,  la nostra presenza paritaria e permanente aiViaggi della Memoria organizzati dal Comune di Roma, che portano gruppi di studenti in visita ai luoghi della Shoah». (S.B.)

vecchia foto di pullman con vetri oscurati

I pullman con i finestrini oscurati della “Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati” in attesa di caricare i pazienti e le persone con disabilità da uccidere, nell’ambito dell’”Aktion T4″ (per gentile concessione di Olokaustos)

Caro nipote di Umberto Eco, occhio alle parole sulla disabilità

penna stilografica su foglio biancodi Franco Bomprezzi
Caro nipote di Umberto Eco, non conosco il tuo nome, non so quanti anni tu abbia, ma mi permetto di rivolgermi con il tu, visto che anche io potrei essere un nonno, pur se abbastanza giovane (almeno dentro). Scusa se ti scrivo, aggiungendomi umilmente alla lunga missiva che ti ha spedito l’illustre e coltissimo nonno. I suoi consigli sull’uso della memoria sono assolutamente apprezzabili e li condivido appieno, ma la Eco di alcune sue parole, all’interno della lettera pubblicata sull’Espresso, e dunque letta da tantissime persone di ogni tipo, e in particolare i suoi esempi riferiti alla condizione delle persone con disabilità, mi è arrivata da ogni dove, fino a spingermi a prendere carta e penna virtuali. Mi rivolgo direttamente a te, perché non me la sento di competere con cotanto avo. Ma andiamo con ordine.

So che stai esercitando la memoria, come ti chiede il Nonno, ma nel caso ti fossi dimenticato alcune sue frasi, le riporto qui: “Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello – scrive nonno Umberto – La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria”.

Ecco, come vedi il grande Umberto usa due volte un termine ben preciso, “diversamente abile”. Ti assicuro che questa ipocrita locuzione non mi piace affatto, anzi non piace ai diretti interessati di tutto il mondo, che infatti, alle Nazioni Unite, hanno detto chiaro e tondo che siamo “persone con disabilità”. Persone, capisci? Ovvero ognuno di noi, sia che viva come me in sedia a rotelle (o carrozzina: non carrozzella, come scrive il Nonno, perché la carrozzella è quella che circola nelle vie del centro di Roma o di Firenze, tirata da cavalli), sia che usi un bastone bianco, o non ci senta, o abbia dei deficit di natura intellettiva, è prima di tutto una PERSONA, ha un nome, una dignità, un posto nella società esattamente come te e come tutti coloro che non hanno alcuna apparente disabilità. Non siamo “diversamente abili”: siamo quello che siamo, più o meno abili, più o meno in grado di rappresentare noi stessi con la parola o con lo sguardo o in altro modo. Scusami se insisto, ma capisci bene che avere un Nonno così colto e autorevole potrebbe farti pensare che ogni sua parola è vera e giusta, perché parla quasi “ex cathedra” pur rivolgendosi apparentemente solo all’amato nipotino.

Già che ci siamo: io e i miei amici in sedia a rotelle non siamo “COSTRETTI” a muoverci in carrozzina. Al contrario: siamo “LIBERI” di muoverci GRAZIE alla carrozzina, che è solo un ausilio tecnologico, manuale o elettronico, sempre più evoluto e personalizzato, che ci aiuta a superare la nostra impossibilità di camminare. Chiaro? Mi sembra una precisazione utile, nel caso tu, incontrando una persona in sedia a rotelle, pensassi magari di dirgli, memore delle parole di tuo nonno: “Ciao idiota diversamente abile! Poverino, sei costretto in carrozzella…”. Ecco, non te lo consiglio. Se trovi per caso una persona paraplegica che fa sport è capace che ti tira un paio di cartoni che non sai neppure da dove sono arrivati. Occhio dunque: il nonno Umberto è un grande saggio sulle cose che conosce meglio, ma anche lui è “diversamente colto” e magari sulla disabilità è rimasto un po’ indietro nel tempo, e si basa sui luoghi comuni, sui pregiudizi, dei quali peraltro, da attento studioso delle parole e del loro significato, dovrebbe ben guardarsi. Diglielo tu, se puoi, io preferisco rivolgermi ancora a te per qualche piccolo dettaglio.

Non vorrei aver capito male, ma nelle frasi di nonno Umberto c’è quasi l’eco lontana di un’idea sbagliatissima, molto popolare, anzi popolana. Una volta si diceva: “La gatta frettolosa ha fatto i figli ciechi”. Ecco, c’è la convinzione (oggi assai meno diffusa) che la disabilità sia in qualche modo una colpa, o venga causata da un nostro comportamento sbagliato: “se non cammini abbastanza…”, “se non eserciti la memoria…”. Già. Pensa che in passato le mamme indicavano con il dito la persona “handicappata” quando, volendo rimproverare i loro figli “sani” magari per la loro vivacità, stabilivano questo impietoso confronto, quasi un monito “a non diventare come loro”. Ecco: questo tipo di cultura allontana, emargina, stigmatizza ed è sinceramente grave che ancora oggi si faccia ricorso ad argomenti così maleducati ed avvilenti.

Caro nipote, probabilmente non c’era neppure bisogno che ti scrivessi, perché la tua generazione per fortuna è abituata da tempo a vivere insieme ai ragazzi e alle ragazze con disabilità, grazie al sistema scolastico italiano, che fortunatamente non ha dato retta ai consigli del pedagogo Eco. Perciò, se puoi, fammi un regalo: spiega tu al nonno come ci si deve comportare, e stupiscilo con una citazione inglese: “See the person, not the disability”. Buona vita, ragazzo.

Fonte: dal Blog “inVisibili”, corriere.it

Conferenza e mostra progetto HABM

log HABMHABM – The Holocaust of All. Battle of the Memory

CON L’ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il giorno 27 gennaio 2014, dalle ore 8.30 alle ore 17.30, presso la Biblioteca Nazionale “V. Emanuele III”, Piazza Del Plebiscito, 1 – Napoli, DPI Italia Onlus, organizza la Conferenza Internazionale “Il rispetto dei diritti umaniper una cittadinanza attiva”. Lo stesso giorno, nello stesso luogo, alle ore 18.00, sarà inaugurata una Mostra Multimediale che sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 17.30, fino al 7 febbraio 2014. Questa importante iniziativa nasce all’interno del Progetto “HABM: The Holocaust of All. Battle of the Memory”.

Scopo del progetto, e degli eventi che qui vi proponiamo, è stato quello di riportare alla memoria dei cittadini europei lo sterminio nazista delle persone con disabilità. Il fine è di offrire a noi cittadini gli strumenti culturali e storici per partecipare in modo consapevole alla costruzione di un’ Europa unita e democratica in cui la diversità è un valore che arricchisce, piuttosto che una negatività da eliminare.

Considerato lo spessore culturale e formativo della Conferenza e della Mostra, Vi ringraziamo per l’attenzione che vorrete dedicare a questo evento e Vi preghiamo di promuoverlo nella vostra rete.

Appuntamento a Napoli il giorno 27 gennaio 2014, ore 8.30. Vi aspettiamo

 

Leggi il programma e la locandina in italiano

PROGRAMMA CONFERENZA INTERNAZIONALE PROG HABM

locandina HABM presidente repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Read the program and the flier in english

PROGRAMME INTERNATIONAL CONFERENCE PROJECT HABBM ENG

 

EXHIBITION  HABM EN

Donne con disabilità: la ruota del potere e del controllo

modigliani-ritratto-di-jeanne-hebuterne-1919

Modigliani- Ritratto di Jeanne Hebuterne, 1919

In questo 25 novembre che è la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, dedichiamo un approfondimento alle discriminazioni e alle violenze subite dalle donne con disabilità, soffermandoci in particolare su uno strumento elaborato negli Stati Uniti (la “Ruota del potere e del controllo”), particolarmente adatto a coglierne le molteplici sfumature
di Marta Sousa*

Fonte: superando.it – Molte violenze e comportamenti di abuso nei confronti delle donne con disabilità non sono concepiti come tali né da chi li esercita, né dalle stesse donne con disabilità, né dalla società. Per questo motivo è quanto mai utile provare a descrivere tali pratiche in modo preciso e dettagliato. La psicologa Marta Sousa ha accettato di cimentarsi con questo difficile compito.

Il 25 novembre, è la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne e riteniamo giusto che in tale occasione si parli anche delle discriminazioni e delle violenze subite dalle donne con disabilità. Il fatto di ignorare o disconoscere tali violenze, infatti, rappresenta un’ulteriore forma di violenza. (Simona Lancioni)

Il tema della violenza sulle donne con disabilità è ancora abbastanza sotterraneo nelle discussioni sulla violenza che, ai giorni nostri, costituiscono una cronaca quasi quotidiana.
Per violenza si intende qualsiasi azione che provochi sofferenza fisica, sessuale o psicologica, includendo anche la sola minaccia di espletare detta azione, coercizione, o privazione arbitraria della libertà. L’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani (OHCHR) delle Nazioni Unite descrive la violenza come un’azione «esercitata tramite la forza fisica, la costrizione legale, la coercizione economica, l’intimidazione, la manipolazione psicologica, i raggiri e la disinformazione». La violenza sulle donne è figlia delladiscriminazione di genere che informa le strutture sociali, economiche e politiche.
Ci sono diversi fattori che espongono le donne con disabilità (ma anche gli uomini) a un rischio più elevato di subire violenza. In primo luogo queste persone sono ancora considerate come incapaci di prendere decisioni autonomamente. A ciò si aggiunga che spesso sono isolate socialmente o che vivono in strutture residenziali e anche quando vivono in famiglia, e i caregiver [le persone che prestano assistenza, N.d.R.] sono solitamente dei parenti stretti, ciò non esclude che siano proprio questi ultimi ad agire, talvolta inconsapevolmente, una violenza sulle persone di cui si prendono cura.

Le donne con disabilità, poi, subiscono una doppia discriminazione, in quanto donne e in quanto disabili.
Tutte le donne vittime di violenza incontrano difficoltà che spesso rendono molto problematico il riconoscimento della violenza stessa, e l’avvio di un proprio percorso di fuoriuscita da essa. Le barriere culturali, la non consapevolezza dei propri diritti e la dipendenza economica costituiscono i principali ostacoli al processo di autodeterminazione ed emancipazione delle donne vittime di violenza. Per le donne disabili, tali barriere sono ancora più forti.
La violenza sulle donne con disabilità resta per altro ancora invisibile perché frequentemente essa viene considerata intrinseca alla presenza della disabilità. La doppia discriminazione pervade tutti gli aspetti della vita di queste persone, ed è provato come esse subiscano più atti di violenza in differenti contesti: nelle loro case o nelle strutture che le ospitano, nelle mani dei loro familiari più prossimi, caregiver o estranei, nella comunità, nelle scuole e in altre istituzioni pubbliche e private.

"Ruota del potere e del controllo: le persone con disabilità e i loro caregiver"

La violenza è stata oggetto di numerosi studi e, nel tentativo di descriverla, sono stati creati degli strumenti adatti a coglierne le molteplici sfumature. Uno di essi è la “Ruota del potere e del controllo”, sviluppata negli Anni Ottanta/Novanta all’interno di un progetto di intervento sulla violenza domestica realizzato a Duluth, nel Minnesota (USA).
La finalità della “ruota” è proprio quella di rendere le donne più capaci di riconoscere il comportamento di abuso. Un’ulteriore sviluppo di questo strumento (la Power and Control Wheel: People with Disability and Their Caregivers) ha consentito poi di descrivere la violenza all’interno del rapporto tra la persona con disabilità e il suo caregiver.
Partendo infatti dalle narrazioni delle donne vittime di violenza, si è giunti a individuare una tipologia di possibili comportamenti di abuso usati dall’aggressore per esercitare e mantenere il controllo sulla vittima.
Dobbiamo anche tenere presente che sebbene le violenze fisiche e sessuali siano più facilmente riconoscibili e visibili, e anche quelle più raccontate dagli organi d’informazione, molto spesso esse sono l’esito di un’escalation di altri tipi di abuso che, non essendo percepiti come tali, e risultando meno facilmente individuabili, determinano una modalità di intimidazione e di controllo della relazione.

Il ciclo della violenza inizia e si perpetua sempre all’interno di relazioni disfunzionali, spesso fondate su una distribuzione asimmetrica del potere, e non sulla cura e il rispetto reciproco. Di seguito elenchiamo i segmenti (gli “spicchi”) che compongono la citata “Ruota del potere e del controllo” (qui a fianco riportiamo l’immagine relativa alla versione inglese), segnalando che all’interno di quest’ultima – essendo stata elaborata nel contesto statunitense -, alcuni aspetti presi in considerazione andrebbero rivisitati e adattati al contesto italiano. Tuttavia essa è comunque uno strumento molto interessante perché è ancora abbastanza difficile trovare descrizioni così dettagliate dei tanti modi utilizzati per esercitare un potere e un controllo oppressivo nei confronti delle persone con disabilità.

La “ruota del potere e del controllo: le persone con disabilità ed i loro caregiver
Coercizione e minacce

Minacce di ferire la persona, di sospendere l’assistenza e i diritti di base. Minaccia di porre termine al rapporto e lasciare la persona incustodita. Minaccia di un rapporto non conforme agli accordi [il testo originale inglese si riferisce, presumibilmente, ai contratti per la prestazione di assistenza retribuita, N.d.R.]. Minaccia di utilizzare strumentazioni più invasive. Utilizzare l’influenza e le punizioni per ottenere obbedienza. Esercitare pressioni per coinvolgere la persona in frodi o altri crimini.
Intimidazione
Alzare le mani o usare sguardi, azioni e gesti per creare paura. Distruggere la proprietà e abusare degli animali domestici. Maltrattare gli animali utilizzati per prestare assistenza alla persona con disabilità. Mostrare delle armi.
Prerogative del caregiver
Trattare la persona disabile come un bambino o un “servo”. Prendere decisioni unilaterali. Adottare un’interpretazione restrittiva del rapporto di assistenza, limitando i ruoli e le responsabilità. Fornire assistenza con modalità che accentuano la dipendenza e la vulnerabilità della persona. Dare pareri propri come se fossero della persona di cui ci si prende cura. Negare il diritto alla riservatezza. Ignorare, scoraggiare o vietare l’esercizio della piena capacità.
Isolamento
Controllo dei contatti con amici, parenti e vicini di casa. Controllo dell’accesso al telefono, alla TV, alle notizie. Limitare le possibilità di lavoro vincolandole agli orari del caregiver. Scoraggiare i contatti con il case manager [la figura responsabile della gestione del progetto assistenziale relativo alla persona con disabilità, N.d.R.] o con l’avvocato.
Negare o giustificare l’abuso
Negare il dolore fisico ed emotivo delle persone con disabilità. Giustificare le regole che limitano l’autonomia, la dignità e le relazioni utilizzando come pretesto l’efficienza operativa del progetto assistenziale. Giustificare l’abuso come se fosse un normale comportamento inerente la gestione o lo stress del caregiver. Attribuire l’abuso alla presenza della disabilità. Sostenere che la persona con disabilità non è una fonte attendibile nel descrivere gli abusi.

"Ruota del potere e del controllo", con illustrazioni per persone sorde

Trattenere, usare impropriamente, o ritardare il sostegno necessario
Sedare la persona con disabilità, attraverso l’impiego di farmaci, al solo scopo di assecondare le esigenze del caregiver. Mancata osservanza dei requisiti di sicurezza degli ausili. Rompere gli stessi ausili o utilizzarli impropriamente. Rifiutarsi di utilizzare o distruggere i dispositivi di comunicazione adoperati dalla persona disabile. Sospendere le cure o usare dispositivi per immobilizzare la persona. Impiego di attrezzature per torturare le persone.

Abusi economici
Usare la proprietà e il denaro della persona con disabilità a beneficio del caregiver. Rubare. Utilizzare beni o denaro come ricompensa o punizione al fine di condizionare il comportamento della persona disabile. Prendere decisioni finanziarie sulla base dell’esigenze dell’ente che eroga i servizi di assistenza o della famiglia del caregiver. Limitare l’accesso alle informazioni finanziarie e alle risorse, determinando un inutile impoverimento della persona con disabilità.
Abuso emotivo
Punire o ridicolizzare. Rifiutarsi di parlare con la persona disabile e ignorare le sue richieste. Ridicolizzare la cultura della persona con disabilità, le sue tradizioni, la sua religione e i suoi gusti personali. Imporre un programma di trattamento di tipo comportamentale senza il consenso dalla persona con disabilità.

Considerazioni conclusive
Diventare più consapevoli dei comportamenti di abuso e maltrattamento può essere un primo passo per rendere più visibile un fenomeno dalle tante sfaccettature. Ma la visibilità e la consapevolezza, da sole, non sono sufficienti ad arginare la violenza. Bisognerebbe infatti iniziare ad investire in prevenzione, introducendo ad esempio nelle scuole corsi di educazione ai generi, alla sessualità e al rispetto delle differenze. E bisognerebbe anche finanziare di più i centri antiviolenza, e renderli accessibili e preparati ad accogliere anche le donne con disabilità.
Ancora, bisognerebbe lavorare con le persone violente per aiutarle a trovare altre modalità relazionali. Bisognerebbe insomma fare queste e molte altre cose, anche per il fatto che la violenza sulle donne (disabili e non) non è un problema delle donne, ma di tutta la società.

*Psicologa. Il presente testo è già apparso nel sito del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), con il titolo “La donna con disabilità e la ruota del potere e del controllo” e viene qui ripreso, con alcuni lievi riadattamenti al contesto, per gentile concessione.

Per approfondire:
Oltre ai numerosi testi sulla materia pubblicati dal nostro giornale, la maggior parte dei quali sono qui a fianco elencati, segnaliamo anche:
– Sito dell’Associazione Frida, di Empoli (Firenze), che gestisce un centro antiviolenza adatto ad accogliere anche donne con disabilità.
– Pagina web del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) in tema di violenza rivolta alle donne con disabilità (contiene diversi documenti).
– Pagina web di DPI Italia (Disabled Peoples’ International), dedicata ai progetti incentrati sulla disabilità al femminile (tra i quali si segnala in particolare il ProgettoDisabled Girls and Women Victims of Violence. Awareness Raising Campaign and Call For Action).
– Indirizzario di centri e gruppi che si occupano di disabilità al femminile, curato dal Gruppo donne UILDM.

Il Gruppo Donne UILDM
Quattordici eventi e altrettante pubblicazioni della collana Donna e disabilità, tantissimi articoli, interviste, recensioni, adesioni a campagne ecc., organizzati per temi, varie segnalazioni di film attinenti alle donne disabili, centinaia di film attinenti alle donne disabili, centinaia di segnalazioni bibliografiche e di risorse internet schedate: è questa la produzione del Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), che costituisce certamente una delle esperienze più vive e interessanti – nel campo della documentazione riguardante la disabilità – avviata nel 1998 in modo informale.
Gli obiettivi originari erano da una parte quello di raggiungere le pari opportunità per le donne con disabilità, attraverso una maggiore consapevolezza di sé e dei propri diritti, dall’altra cogliere la “diversità nella diversità”, riconoscendo la specificità della situazione delle donne disabili.
Poi, nel corso degli anni, il Gruppo ha cambiato in parte il proprio àmbito d’interesse, oltre a non essere più composto da sole donne e a non occuparsi esclusivamente di questioni femminili. La stessa disabilità è diventata uno dei tanti elementi in un percorso di integrazione e di apertura su più fronti.
Nel 2008, per festeggiare il suo decimo “compleanno”, il Coordinamento del Gruppo Donne (composto allora da Francesca ArcaduAnnalisa BenedettiValentina BoscoloOriana FiocconeSimona LancioniFrancesca PennoAnna Petrone,Fulvia Reggiani Gaia Valmarin), decise di investire di più in informazione e indocumentazione, recuperando i propri obiettivi originari, senza rinunciare all’apertura quale tratto distintivo. E così – come in un laboratorio – è iniziato un lavoro finalizzato a organizzare e rendere fruibili, attraverso il proprio spazio internet, le informazioni che circolano all’interno del Coordinamento stesso.
Un importante, ulteriore salto di qualità, infine, si è avuto con la creazione di unrepertorio (VRD – Virtual Reference Desk), che raggruppa le varie risorse fruibili in internet (in lingua italiana) di e su donne con disabilità.
Nel 2011 il Gruppo Donne UILDM (che è anche su Facebook) ha anche ricevuto da Decima Musa Caravaggio (Associazione Culturale Europea-Compagnia Teatrale) il Premio Decima Musa «per il valore di un’attività finalizzata al raggiungimento delle pari opportunità, che sottolinea e affronta il problema specifico e la situazione delle donne disabili».

Piano di Azione sulla disabilità: uno strumento di inclusione nelle politiche di cooperazione allo sviluppo

copertina del Piano di Azione sulla disabilità della Cooperazione ItalianaCon una conferenza stampa a cui hanno partecipato il Vice Ministro agli Esteri Lapo Pistelli, il Direttore Generale della Cooperazione Italiana Giampaolo Cantini, ed i rappresentanti del MAE e della RIDS, il 30 ottobre scorso presso la Farnesina è stato ufficialmente presentato il Piano di Azione sulla disabilità della Cooperazione Italiana.

Fonte: www.ridsnetwork.org – Si tratta di un importante documento che segna un ulteriore passo avanti dell’Italia, già piuttosto all’avanguardia nello sviluppo di politiche inclusive della disabilità nell’ambito degli aiuti allo sviluppo. Infatti, l’elaborazione di un Piano di Azione che promuovesse l’inclusione e che desse organicità alle politiche ed attività era previsto dalle Linee Guida sulla disabilità di cui la Cooperazione Italiana si era già dotata nel 2010.

Pistelli ha sottolineato l’importanza del metodo partecipativo che ha visto il MAE “quasi come facilitatore” e che dovrà ora svolgere il compito di sostanziare quanto scritto individuando tra l’informazione, la sensibilizzazione, la mappatura e la raccolta dati i temi prioritari identificati nel Piano di Azione. Un primo passo verso la valorizzazione di progetti in questo settore è stato fatto, come sottolinea Cantini, con l’approvazione di 7 progetti promossi che hanno come target la disabilità, per un contributo pari a più di 50 milioni di euro. Un auspicato incremento delle risorse disponibili provenienti dalla legge di stabilità in discussione in queste ore, permetterebbe di confermare il Mediterraneo ed il Medio Oriente tra le aree geografiche che l’Italia ritiene prioritarie.

Giampiero Griffo (DPI Italia) ha sottolineato come questo documento risponde pienamente ai requisiti di attuazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, in particolare gli articoli 11 (situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) e 32 (cooperazione internazionale), valorizzando il lavoro fatto come buona prassi di modalità di partecipazione e come esso rappresenti uno strumento di lavoro pragmatico. La Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, sottolinea Francesca Ortali (AIFO), nasce proprio per mettere in rete e condividere competenze proprie di ciascuno dei componenti e rappresenta un importante valore aggiunto sia nel mondo della cooperazione che in quello della disabilità, con l’obiettivo di operare in Italia ed all’estero con sistemi di partenariato. Sempre sulla valorizzazione delle sinergie, Alfredo Camerini (EducAid) mette in risalto l’importante patrimonio nell’ambito dell’inclusione educativa e sociale che la rete contribuisce a condividere. Infine il Piano di Azione, sottolinea Pietro Barbieri(FISH) è sostanzialmente già divenuto strumento operativo anche per l’attuazione del Programma di Azione biennale sulla disabilità, licenziato dal Ministero del Lavoro e Politiche Sociali che vede, tra i suoi 7 punti, una linea di intervento dedicata alla cooperazione allo sviluppo basata sul Piano di Azione. A conferma dell’impegno preso dal Ministero, Mina Lomuscio, referente del Tavolo di lavoro MAE-RIDS annuncia l’avvio di attività di formazione, a partire dai vari uffici della DGCS ed UTC, di sensibilizzazione, di mappatura e raccolta dati e l’avvio di tavoli tecnici su specifiche tematiche quali, ad esempio, emergenza ed accessibilità.

Il documento è stato redatto in prima battuta dai membri del tavolo di lavoro MAE-RIDS ed ha goduto, successivamente, della partecipazione attiva di 50 tra istituzioni, associazioni, enti locali, università, centri di ricerca e imprese riuniti in 4 gruppi di lavoro che hanno contribuito ad elaborare un testo puntuale e concreto.
Si suddivide in 5 capitoli che coprono altrettante aree di azione, fondamentali per costruire un sistema compiuto di inclusione della disabilità basato su un approccio a doppio binario (twin-track approach): realizzare iniziative specificamente rivolte alle persone con disabilità attraverso un approccio partecipativo e di empowerment; dall’altro favorire l’inclusione delle persone con disabilità tra i target di tutti i progetti.

Politiche e strategie
Le parole chiave di questo capitolo sono mainstreaming  e monitoraggio. Da un lato è necessario che la prospettiva della disabilità sia inclusa nella definizione di tutte le politiche e strategie,  anche quelle che non la riguardano direttamente, vale a dire, ad esempio, quelle di genere, infanzia e adolescenza, ambiente, povertà ecc., a partire dalla fase di ideazione passando per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione.
Dall’altro è importante sviluppare un sistema che permetta di raccogliere dati qualitativi che permettano di valutare le attività di cooperazione implementate dal MAE (sia direttamente sia attraverso il finanziamento di progetti affidati ad enti e ONG) che da tutti gli stakeholder attivi nel campo della cooperazione.

Progettazione inclusiva
In questo capitolo si elencano le azioni previste affinché si promuova lo sviluppo di competenze adeguate che sappiano, cioè, includere la disabilità nei contesti territoriali in cui si opera mantenendo il raccordo con gli standard internazionali delineati, in primis, dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Inoltre, riconoscendo che la sostenibilità dell’applicazione della Convenzione passa attraverso un processo di empowerment delle organizzazioni di persone con disabilità, si pone l’accento sull’introduzione di attività di capacity building nei progetti di cooperazione. In questo contesto, la valorizzazione dell’approccio italiano all’educazione inclusiva, ha lo scopo di sostenere la partecipazione delle persone con disabilità alla vita culturale, alla ricreazione, al tempo libero e allo sport.

Accessibilità e fruibilità degli ambienti, beni e servizi
Le azioni previste in questa parte del documento si concentrano sull’abbattimento d quelle barriere, non solo architettoniche, che impediscono alle persone con disabilità di accedere e di fruire effettivamente degli spazi, opportunità, diritti e servizi che sono messi a disposizione della popolazione. Si parla di accessibilità delle infrastrutture, a partire dalle sedi centrali ed estere del MAE e, ad esempio, delle costruzioni di nuova fabbricazione così come dei siti internet, dei servizi di trasporto e di avviamento all’impiego.

Aiuti umanitari e situazioni di emergenza
L’articolo dedicato a questo tema mette in risalto il cambiamento che si è potuto testimoniare negli ultimi anni che ha visto la disabilità uscire dall’anonimato e divenire tra i target prioritari delle attività di ricerca di soluzioni per la riduzione dei rischi in situazioni emergenze umanitarie e di disastri naturali ed umani, quali ad esempio le guerre. Se da un lato si fa perno sull’innovativo (e ancora poco approfondito) concetto di accomodamento ragionevole, dall’altro si punta nuovamente sull’adeguata formazione del personale responsabile, sempre con il diretto coinvolgimento delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni, che possono garantire, grazie alla loro esperienza diretta, il know how necessario.

Valorizzazione delle esperienze e competenze della società civile e delle imprese
Le realtà che compongono il Sistema Italia, società civile ed imprese giocano, in questo capitolo, la parte centrale. Il ruolo che esse hanno, nello sviluppare capacità e nel mettere a sistema legislazioni e buone pratiche viene messo in risalto sulla base della consapevolezza che la loro valorizzazione ed il raccordo fra di essi permette di garantire l’applicabilità delle politiche. Al tempo stesso è importante saper trasferire queste competenze nei paesi di cooperazione, nel pieno rispetto delle ownership locali.

Comune obiettivo del Ministero e della società civile, quindi è che anche attraverso il Piano di Azione la disabilità diventi un cosiddetto “cross cutting issue”, un tema, cioè, trasversale a tutte le politiche e programmi di cooperazione.

scarica il Piano di Azione sulla disabilità della Cooperazione Italiana

download the Italian Development Cooperation disability Action Plan

La battaglia della memoria

Ricordare, per capire che quanto è accaduto – pensando segnatamente allo sterminio di persone con disabilità durante il regime nazista – non è estraneo al nostro presente. La storia, infatti, può ripetersi e i tentativi di esclusione e discriminazione rivolti tuttora a gruppi minoritari di persone richiedono forme attuali di tutela di diritti umani. Ruota su questo l’importante progetto internazionale “HABM”, che ha per capofila DPI Italia.

Intervista a Silvia Cutrera* di Stefano Borgato

Pubblicata sul sito: www.superando.it

Berlino, Tiergartenstrasse 4

«Libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani – sottolinea Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) e componente della Segreteria di DPI Italia (Disabled Peoples’ International) – sono i valori fondanti dell’Unione Europea. La loro violazione potrebbe farci precipitare negli orrori che hanno segnato la storia del Novecento». E aggiunge: «Infatti, allontanandoci inesorabilmente da quel tragico evento rappresentato dalla Shoah, il tempo fa scomparire i testimoni, rendendo consistente il rischio che la memoria si trasformi in oblio».
Per scongiurare tale pericolo, dunque, la Commissione Europea finanzia annualmente progetti che abbiano come obiettivo l’educazione delle giovani generazioni a unacittadinanza responsabile. Lo fa in particolare attraverso il Programma Europa per i cittadini, attuato in quattro azioni di cui una riguarda l’analisi e lo studio delle violazioni dei diritti e dei valori avvenute durante il nazismo e lo stalinismo, mantenendo attiva la memoria del passato, allo scopo di comprendere i meccanismi che hanno trasformato persone comuni in carnefici, responsabili di efferati crimini. Ricordare, quindi, per comprendere che ciò che è accaduto non è estraneo al nostro presente, che la storia può ripetersi, che i tentativi di esclusione e discriminazione rivolti tuttora a gruppi minoritari di persone richiedono forme attuali di tutela di diritti umani.
È in questo fondamentale contesto che si muove il Progetto HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory (letteralmente “L’Olocausto di tutti. La battaglia della memoria”), iniziativa ad ampio respiro, finanziata appunto nel quadro del citato Programma Europa per i cittadini,che ha per capofila proprio DPI Italia e che vede Silvia Cutrera tra gli esperti impegnati nella realizzazione di esso. Con lei – già spesso presente sulle nostre pagine, per affrontare tali argomenti – ne abbiamo approfondito le caratteristiche.

Quali sono gli obiettivi del Progetto HABM?
«L’obiettivo prioritario è quello di riportare alla memoria dei cittadini dell’Unione Europea losterminio nazista delle persone con disabilità, evidenziando come il nesso esistente tra modernità, burocrazia e deresponsabilizzazione contribuì a favorire politiche di esclusione pianificate e razionali, fino ad arrivare appunto allo sterminio.
Se nella società attuale la memoria è in pericolo, quella dello sterminio nazista di circa275.000 persone con disabilità è stata cancellata già negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale e al tempo del Processo di Norimberga. I fatti passati – se adeguatamente ricordati e conservati – serviranno a sensibilizzare, educare e arricchire il patrimonio umano europeo, in modo che un evento simile non si ripeta mai più. La memoria, infatti, è dotata di una dimensione dinamica, conserva, ricrea e ricostruisce; pertanto questo progetto converge su un obiettivo unico e trasversale: la consapevolezza. La consapevolezza della storia individuale e collettiva delle persone con disabilità, quasi sempre costellata dalla discriminazione e dall’esclusione, che in alcune epoche storiche – come quella nazista – sono sfociate in eventi tragici e crudeli: sterilizzazione, infanticidio, omicidio, sterminio. La consapevolezza, inoltre, del riemergere, con sempre maggiore forza, delle tesi naziste, sicuramente con altri linguaggi e forme, ma sempre con lo stesso significato e obiettivo, cioè eliminare quelli che sono “di peso” per la società che ha sempre minori risorse a disposizione. E infine la consapevolezza che l’Unione Europea rappresenti il baluardo contro ogni deriva eugenetica ed è quindi necessario che tutti i suoi cittadini abbiano la conoscenza necessaria per partecipare pienamente alla costruzione di una società europea nella quale sia garantito il futuro a tutti i cittadini nel rispetto delle diversità e differenze».

A proposito di “deriva eugenetica” e di temi bioetici in generale, vale certamente la pena soffermarsi ancora un po’ su questioni tanto decisive…
«Ben volentieri. Innanzitutto va detto che le correnti principali dell’eugenetica e dell’“igiene razziale” dei primi anni del Novecento contribuirono indirettamente a rendere possibile la politica nazista che proponeva una nazione abitata da un popolo in grado di generare una razza “migliore e più pura”, promuovendo l’idea che la distruzione dei deboli fosse un “trattamento curativo” per la nazione. Tale approccio riduceva una parte dell’umanità a livello di “parassiti”, introducendo parametri di valutazione di tipo biologico, giustificativi di pratiche di esclusione ed eliminazione.

Karl Binding

L’opera cruciale sull’argomento,L’autorizzazione all’annientamento delle “vite indegne” di essere vissute”, fu pubblicata nel 1920 e scritta congiuntamente da due eminenti professori tedeschi, il giurista Karl Binding, in pensione dopo quarant’anni di insegnamento all’Università di Lipsia, eAlfred Hoche, docente di Psichiatria all’Università di Friburgo. In quel libro essi affermarono che gli individui cosiddetti “zavorra”, cioè le persone ritenute un “peso” per la comunità, dovevano essere eliminate. E non si riferivano solo ai malati incurabili, ma anche ai malati di mente, a chi soffriva di lesioni cerebrali, ai bambini con ritardo mentale e deformi, visti come “gusci vuoti di esseri umani”.
L’uccisione di tali persone, scrisse in particolare Hoche, “non può essere messa sullo stesso piano con altri tipi di uccisione […] ma è un atto lecito, utile”. Egli accennò poi al “carico economico terribile” che tali persone imponevano alla società, collocando il concetto organico dello Stato in una prospettiva medica e insistendo sulla tesi che “i singoli membri meno validi” dovessero “essere abbandonati e respinti”. Le competenze giuridico-biologiche degli autori fornirono giustificazioni ben argomentate, volte a fare apparire la morte non come negazione, ma come esito naturale di certe condizioni di vita.
Il valore alla vita, insomma, veniva attribuito osservando la condizione biologica che separava le vite “degne” da quelle “indegne” di essere vissute, sulla base di una valutazione scientifica relativa al grado di malattia e normalità di un individuo. Queste teorie, tredici anni dopo,divennero fatti e la legge nazista sulla sterilizzazione fu il primo passo cui fece seguito l’Aktion T4 [l’operazione di “eutanasia forzata”, che portò allo sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità, da parte del regime nazista, N.d.R.]».

E oggi?
«Oggi dobbiamo conservare la memoria e dialogare con il presente, per impedire pericolose proposte selettive. Oggi, lo sviluppo dei test prenatali, i metodi per diagnosticare malattie dell’embrione, il perfezionamento delle tecniche riproduttive e la fecondazione assistita rappresentano delicate scelte morali su procreazione e nascita.
Gli scienziati del campo biologico, i luminari della genetica – aiutati dallo sviluppo delle ricerche in campo medico e grazie alle nuove tecniche – hanno avviato una discussione circa il “valore della vita”, che sembra apparentemente lontana dalle idee del passato eugenetico. Il perfezionamento delle diagnosi prenatali, infatti, dà informazioni circa le malformazioni e le malattie del feto e, in caso positivo, in molti Paesi l’aborto è legalmente possibile. Seppure in modo involontario, però, la conseguenza di tale livello di controllo sulle nascite è quella di rimuovere il diritto di una persona con disabilità all’esistenza, lasciando la responsabilità di questa scelta a donne, genitori e medici, incaricati di evitare tale nascita.

Peter Singer

È nota la tesi del filosofo Peter Singer, secondo il quale è preferibile sopprimere un bambino malato in fase neonatale e sostituirlo con un nuovo “progetto creativo” e anche l’adozione in Olanda del cosiddetto “Protocollo di Groningen”, che autorizza l’eutanasia infantile di bambini con spina bifida o altre gravi patologie. Anche nel Regno Unito, il Royal College degli Ostetrici e dei Ginecologi suggerisce di legalizzare l’eutanasia infantile per i neonati gravemente malati.
Queste scelte segnalano, a mio avviso, il riemergere di un modello positivista che propone efficienza, produttività, migliore e confortevole qualità della vita. Anche le aspettative nei confronti di terapie geniche che eliminino le malattie espongono a dei rischi. Sono stati migliorati molti metodi di cura per una serie di patologie, mentre per altre – come il cancro, l’AIDS, il Parkinson e l’Alzheimer – non sono state ancora trovate cure risolutive. È in queste aree che si auspica un successo decisivo mediante l’utilizzazione delle avanzate tecnologie genetiche, pur non conoscendone le implicazioni e le conseguenze. L’uso delle cellule staminali embrionali umane, ad esempio, è una grande speranza per la medicina basata su queste tecnologie e tuttavia il suo utilizzo ha sollevato questioni etiche e morali basate soprattutto su fondamenti religiosi.
I progressi tecnico-scientifici applicati alla  medicina sollecitano poi riflessioni anche sulla questione del “fine-vita” e sulla richiesta della persona morente di essere aiutata nel momento finale della sua esistenza. Non solo gli anziani e i malati, ma anche i pazienti in coma, come le persone coinvolte in incidenti, possono diventare soggetti a pratiche di eutanasia.
Da un punto di vista etico e di rispetto dei diritti umani, l’avere spostato i limiti di ciò che era tecnicamente possibile in medicina ha creato pertanto delle situazioni conflittuali che evocano i fantasmi del passato. Certamente, documenti come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità o il recente testo prodotto dal Comitato di Bioetica della Repubblica di San Marino, che alla Convenzione stessa si rifà, intitolato L’approccio bioetico alle persone con disabilitàsapranno orientare al meglio, per evitare derive eugenetiche».

Tornando al dettaglio del Progetto HABM, quali ne sono i partner e quali le attività previste?
«Capofila del progetto è DPI Italia (Disabled Peoples’ International), organizzazione da sempre impegnata in prima linea nella promozione e nella difesa dei diritti umani. Vi partecipano poi l’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’IFSBH(International Federation for Spina Bifida and Hydrocephalus), con sede in Belgio, e l’ILS(Interessenvertretung selbstbestimmt leben in Deutschland) della Germania.
Riguardo poi alle attività previste, innanzitutto – esclusivamente per l’Italia – è in programma una serie di seminari formativi, destinati ai docenti e agli studenti di dodici scuole superiori, dislocate in CalabriaCampania e Lazio. Condotti da sei trainer esperti, essi verteranno principalmente sulla visione storica negativa e sullo sterminio nazista delle persone con disabilità, sull’Aktion T4 e sulle nuove teorie e derive eugenetiche, oltreché sul ruolo della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, per la costruzione di un’Europa inclusiva.
Qui il risultato che il progetto si prefigge di raggiungere – tramite il coinvolgimento deidocenti -, sarà quello di accrescere la conoscenza della storia individuale e collettiva delle persone con disabilità e dello sterminio di queste ultime durante il Terzo Reich; dai seminari con gli studenti, invece, quali futuri cittadini europei, ci si attende che, nella prospettiva della storia quale “maestra di vita”, conoscendo e ricordando i tragici errori e le tragedie del Novecento, sappiano identificare nel presente i germi di possibili derive eugenetiche in nuove forme.
Vi sarà poi una mostra-installazione in memoria dell’Aktion T4, realizzata in Italia, Belgio e Germania e infine una conferenza internazionale, prevista per il prossimo Giorno della Memoria (27 gennaio 2014), presso la Biblioteca Nazionale di Napoli».

*Presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) e componente della Segreteria di DPI Italia (Disabled Peoples’ International).

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sul Progetto HABM: dpitalia@dpitalia.org.

Per ulteriori approfondimenti, invece, sullo sterminio delle persone con disabilità durante il nazismo, oltre ai numerosi testi pubblicati dal nostro giornale e qui elencati, suggeriamo anche la consultazione del sito Olokaustos.