Giornata della Memoria. Molto partecipato l’evento organizzato da DPI Italia

log HABME’ stato molto partecipato, anche dal punto di vista emotivo, l’evento organizzato da DPI Italia in occasione della gioranta della memoria, il 27 gennaio scorso presso la Biblioteca di Napoli.

Parte del progetto Europeo “HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory“, si è tenuta una conferenza internazionale dal titolo “Il Rispetto dei Diritti umani per una cittadinanza attiva” , sotto l’alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e parallelamente si è dato il via ad una mostra in ricordo dell’ Aktion T4, il programma di sterminio nazista di oltre 275.000 persone con disabilità.

Dell’iniziativa si è molto parlato tra i mass media. Offriamo di seguito una rassegna stampa e due video con interviste a Giampiero Griffo e Rita Barbuto.

TUTTA LA RASSEGNA STAMPA IN PDF

Rassegna stampa
Il Giorno della Memoria e le persone con disabilità, superando.it
Giornata della memoria: i disabili e la Shoah ai giorni nostri, Il Fatto Quotidiano
Bray in visita a Napoli per la Giornata della memoria, La Repubblica – Napoli
Il dramma nella tragedia: un percorso nella disabilità durante la Shoah, Corriere del Mezzogiorno
Giornata Memoria, Napoli da Shoah a Eutanasia bambini, Napolipost
The Holocaust of All. Battle of the Memory, Biblioteca Multimediale di Napoli
Giorno della Memoria: a Napoli un convegno internazionale, Comune di Torino
Giornata della Memoria e rispetto dei Diritti dei Disabili, Giornalisti Beni Culturali
ll Rispetto dei Diritti umani per una cittadinanza attiva – tra la Shoah di ieri e oggi, Addarte
Giornata della memoria, Gecosociale
27.01.14 A Napoli giornata della memoria e disabilità, Montecatone
Convegno internazionale “Il rispetto dei diritti umani per una cittadinanza attiva”, Coop Dedalus
ll rispetto dei diritti umani per una cittadinanza attiva tra shoah di ieri e oggi, Napoli Today
Napoli. Per la Giornata della Memoria arriva il Ministro Bray, Caserta 24 ore

Video

Guarda anche:
TG Regionale del 27/01/2014 ore 19.30

Napoli – La Shoah dei disabili (28.01.14) – Youtube

Perché un monumento sarebbe anche educativo

«Chiaramente – dichiara Silvia Cutrera, impegnata tra l’altro nella realizzazione del progetto internazionale “HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory” – la conoscenza dell’orrore nazifascista può essere realmente trasmessa solo attraverso un ampio percorso pedagogico e didattico, e tuttavia uno spazio e un riferimento evocativo di tutte le vittime, persone con disabilità comprese, avrebbe anche una preziosa funzione educativa»

Fonte: superando.it – «Nel 2013 – ricorda Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), componente della Segreteria di DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e impegnata nell’attuazione del progetto internazionale HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory – una Delibera approvata dal Comune di Roma, su iniziativa della consigliera Gemma Azuni, aveva dato la speranza di poter vedere la realizzazione di un monumento che ricordasse le vittime del nazifascimo “orfane di memoria”, vale a dire le persone omosessuali, transessuali, quelle con disabilità, i rom e i sinti, anche se in realtà esiste già una lapide che ricorda questi ultimi, in Via degli Zingari 54, dove ogni anno, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, una fiaccolata ricorda gli stermini dimenticati».

Come interpretare, dunque, questa perdurante assenza? «L’assenza di una targa commemorativa per l’Homocaust e l’Aktion T4 [le parole con cui vengono rispettivamente denominati la persecuzione e lo sterminio delle persone omosessuali e di quelle con disabilità, durante il nazismo, N.d.R.] – ci risponde Cutrera – pone l’interrogativo su quale sia la memoria collettiva della nostra città in merito a questi stermini, quanto è stato condiviso e quali siano le sensibilità istituzionali interessate a rappresentare, senza discriminazioni, la Storia, quella con la S maiuscola».
Ma non pensa, chiediamo, che la conoscenza dell’orrore nazifascista, più che di luoghi di memoria e simboli, abbia bisogno soprattutto di un percorso pedagogico e didattico? «Certamente – concorda la Presidente dell’AVI – e infatti le nostre attività associative sono costantemente rivolte ai giovani, che incontriamo nelle scuole dove attivamente proponiamo seminari, laboratori e incontri. Già nel 2009, ad esempio, insieme alle Associazioni Opera Nomadi e Mario Mieli (Circolo di Cultura Omosessuale), coordinati all’interno della Casa della Memoria dal Delegato alla Memoria Claudio Procaccia e con l’ulteriore assistenza storico-scientifica del professor Giorgio Giannini, abbiamo presentato agli uffici del Dipartimento Politiche Educative del Comune di Roma, anche di concerto con la Comunità Ebraica e l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), un progetto di intervento nelle scuole romane, preceduto per altro dalla pubblicazione di un filmato (con il Consiglio Provinciale di Roma) e di un libro (Casa Editrice CISU) specifici. Nell’ottobre dello scorso anno, tale Progetto è stato ripreso in considerazione dall’assessora comunaleAlessandra Cattoi».
«E tuttavia – prosegue Cutrera – offrire a tutta la cittadinanza romana uno spazio e un riferimento evocativo di tutte le vittime del nazifascismo avrebbe anche il merito di restituire la funzione educativa all’Amministrazione Capitolina».

E negli altri Paesi cosa si è fatto? «In altri Paesi – è la risposta – sono già sorti dei monumenti; recentemente, ad esempio, è stato inaugurato a Tel Aviv, in Israele, il Memoriale in onore delle vittime omosessuali, come già era accaduto in altre città in Europa, quali Berlino e Amsterdam. Collocato al centro della città, è un triangolo bianco in cemento, che reca all’interno un piccolo triangolo rosa, il colore usato dai nazisti nei lager, per gli omosessuali, in ricordo di circa 15.000 vittime. Verrà invece inaugurato nell’autunno prossimo a Berlino, nella piazza antistante la Filarmonica, un nuovo Memoriale dedicato allepersone con disabilità uccise dai nazisti durante la cosiddetta Operazione Aktion T4. Esso sorgerà laddove un tempo era ubicata la Cancelleria del Terzo Reich, in Tiergartenstrasse 4, dove fu pianificata l’operazione di sterminio delle vittime con disabilità. Circa 250.000 di queste – è sempre bene ricordarlo – furono assassinate, di cui, tra il 1940 e il 1941, circa 73.000 eliminate segretamente nei sei centri di uccisione appositamente adattati con camere a gas. I responsabili di ciò, che si erano appunto specializzati ad uccidere con il gas, furono ricollocati nell’Operazione Reinhard, l’inizio del genocidio delle persone ebree».

Qual è dunque il suo auspicio, chiediamo in conclusione a Cutrera? «Semplicemente che questo 2014, anno in cui ricorre il 70° anniversario delle Fosse Ardeatine e della Liberazione di Roma, porti all’occasione giusta per ricordare tutte le vittime del nazifascismo, oltreché per integrare finalmente la Legge 211/00 [Legge istitutiva del Giorno della Memoria, che non indica la necessità di ricordare che tra le persone sterminate ci fossero quelle con disabilità, né i rom, né i sinti, né le persone omosessuali, N.d.R.],  come tra l’altro ventitré Senatori chiesero invano già nel 2006 all’allora Governo Prodi – su nostra diretta sollecitazione – tramite una Proposta di Legge integrativa. E auspichiamo anche che non venga più “dimenticata”, ancora una volta,  la nostra presenza paritaria e permanente aiViaggi della Memoria organizzati dal Comune di Roma, che portano gruppi di studenti in visita ai luoghi della Shoah». (S.B.)

vecchia foto di pullman con vetri oscurati

I pullman con i finestrini oscurati della “Società di Pubblica Utilità per il trasporto degli ammalati” in attesa di caricare i pazienti e le persone con disabilità da uccidere, nell’ambito dell’”Aktion T4″ (per gentile concessione di Olokaustos)

Caro nipote di Umberto Eco, occhio alle parole sulla disabilità

penna stilografica su foglio biancodi Franco Bomprezzi
Caro nipote di Umberto Eco, non conosco il tuo nome, non so quanti anni tu abbia, ma mi permetto di rivolgermi con il tu, visto che anche io potrei essere un nonno, pur se abbastanza giovane (almeno dentro). Scusa se ti scrivo, aggiungendomi umilmente alla lunga missiva che ti ha spedito l’illustre e coltissimo nonno. I suoi consigli sull’uso della memoria sono assolutamente apprezzabili e li condivido appieno, ma la Eco di alcune sue parole, all’interno della lettera pubblicata sull’Espresso, e dunque letta da tantissime persone di ogni tipo, e in particolare i suoi esempi riferiti alla condizione delle persone con disabilità, mi è arrivata da ogni dove, fino a spingermi a prendere carta e penna virtuali. Mi rivolgo direttamente a te, perché non me la sento di competere con cotanto avo. Ma andiamo con ordine.

So che stai esercitando la memoria, come ti chiede il Nonno, ma nel caso ti fossi dimenticato alcune sue frasi, le riporto qui: “Ma se non cammini abbastanza diventi poi “diversamente abile”, come si dice oggi per indicare chi è costretto a muoversi in carrozzella. Va bene, lo so che fai dello sport e quindi sai muovere il tuo corpo, ma torniamo al tuo cervello – scrive nonno Umberto – La memoria è un muscolo come quelli delle gambe, se non lo eserciti si avvizzisce e tu diventi (dal punto di vista mentale) diversamente abile e cioè (parliamoci chiaro) un idiota. E inoltre, siccome per tutti c’è il rischio che quando si diventa vecchi ci venga l’Alzheimer, uno dei modi di evitare questo spiacevole incidente è di esercitare sempre la memoria”.

Ecco, come vedi il grande Umberto usa due volte un termine ben preciso, “diversamente abile”. Ti assicuro che questa ipocrita locuzione non mi piace affatto, anzi non piace ai diretti interessati di tutto il mondo, che infatti, alle Nazioni Unite, hanno detto chiaro e tondo che siamo “persone con disabilità”. Persone, capisci? Ovvero ognuno di noi, sia che viva come me in sedia a rotelle (o carrozzina: non carrozzella, come scrive il Nonno, perché la carrozzella è quella che circola nelle vie del centro di Roma o di Firenze, tirata da cavalli), sia che usi un bastone bianco, o non ci senta, o abbia dei deficit di natura intellettiva, è prima di tutto una PERSONA, ha un nome, una dignità, un posto nella società esattamente come te e come tutti coloro che non hanno alcuna apparente disabilità. Non siamo “diversamente abili”: siamo quello che siamo, più o meno abili, più o meno in grado di rappresentare noi stessi con la parola o con lo sguardo o in altro modo. Scusami se insisto, ma capisci bene che avere un Nonno così colto e autorevole potrebbe farti pensare che ogni sua parola è vera e giusta, perché parla quasi “ex cathedra” pur rivolgendosi apparentemente solo all’amato nipotino.

Già che ci siamo: io e i miei amici in sedia a rotelle non siamo “COSTRETTI” a muoverci in carrozzina. Al contrario: siamo “LIBERI” di muoverci GRAZIE alla carrozzina, che è solo un ausilio tecnologico, manuale o elettronico, sempre più evoluto e personalizzato, che ci aiuta a superare la nostra impossibilità di camminare. Chiaro? Mi sembra una precisazione utile, nel caso tu, incontrando una persona in sedia a rotelle, pensassi magari di dirgli, memore delle parole di tuo nonno: “Ciao idiota diversamente abile! Poverino, sei costretto in carrozzella…”. Ecco, non te lo consiglio. Se trovi per caso una persona paraplegica che fa sport è capace che ti tira un paio di cartoni che non sai neppure da dove sono arrivati. Occhio dunque: il nonno Umberto è un grande saggio sulle cose che conosce meglio, ma anche lui è “diversamente colto” e magari sulla disabilità è rimasto un po’ indietro nel tempo, e si basa sui luoghi comuni, sui pregiudizi, dei quali peraltro, da attento studioso delle parole e del loro significato, dovrebbe ben guardarsi. Diglielo tu, se puoi, io preferisco rivolgermi ancora a te per qualche piccolo dettaglio.

Non vorrei aver capito male, ma nelle frasi di nonno Umberto c’è quasi l’eco lontana di un’idea sbagliatissima, molto popolare, anzi popolana. Una volta si diceva: “La gatta frettolosa ha fatto i figli ciechi”. Ecco, c’è la convinzione (oggi assai meno diffusa) che la disabilità sia in qualche modo una colpa, o venga causata da un nostro comportamento sbagliato: “se non cammini abbastanza…”, “se non eserciti la memoria…”. Già. Pensa che in passato le mamme indicavano con il dito la persona “handicappata” quando, volendo rimproverare i loro figli “sani” magari per la loro vivacità, stabilivano questo impietoso confronto, quasi un monito “a non diventare come loro”. Ecco: questo tipo di cultura allontana, emargina, stigmatizza ed è sinceramente grave che ancora oggi si faccia ricorso ad argomenti così maleducati ed avvilenti.

Caro nipote, probabilmente non c’era neppure bisogno che ti scrivessi, perché la tua generazione per fortuna è abituata da tempo a vivere insieme ai ragazzi e alle ragazze con disabilità, grazie al sistema scolastico italiano, che fortunatamente non ha dato retta ai consigli del pedagogo Eco. Perciò, se puoi, fammi un regalo: spiega tu al nonno come ci si deve comportare, e stupiscilo con una citazione inglese: “See the person, not the disability”. Buona vita, ragazzo.

Fonte: dal Blog “inVisibili”, corriere.it

Conferenza e mostra progetto HABM

log HABMHABM – The Holocaust of All. Battle of the Memory

CON L’ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il giorno 27 gennaio 2014, dalle ore 8.30 alle ore 17.30, presso la Biblioteca Nazionale “V. Emanuele III”, Piazza Del Plebiscito, 1 – Napoli, DPI Italia Onlus, organizza la Conferenza Internazionale “Il rispetto dei diritti umaniper una cittadinanza attiva”. Lo stesso giorno, nello stesso luogo, alle ore 18.00, sarà inaugurata una Mostra Multimediale che sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 17.30, fino al 7 febbraio 2014. Questa importante iniziativa nasce all’interno del Progetto “HABM: The Holocaust of All. Battle of the Memory”.

Scopo del progetto, e degli eventi che qui vi proponiamo, è stato quello di riportare alla memoria dei cittadini europei lo sterminio nazista delle persone con disabilità. Il fine è di offrire a noi cittadini gli strumenti culturali e storici per partecipare in modo consapevole alla costruzione di un’ Europa unita e democratica in cui la diversità è un valore che arricchisce, piuttosto che una negatività da eliminare.

Considerato lo spessore culturale e formativo della Conferenza e della Mostra, Vi ringraziamo per l’attenzione che vorrete dedicare a questo evento e Vi preghiamo di promuoverlo nella vostra rete.

Appuntamento a Napoli il giorno 27 gennaio 2014, ore 8.30. Vi aspettiamo

 

Leggi il programma e la locandina in italiano

PROGRAMMA CONFERENZA INTERNAZIONALE PROG HABM

locandina HABM presidente repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Read the program and the flier in english

PROGRAMME INTERNATIONAL CONFERENCE PROJECT HABBM ENG

 

EXHIBITION  HABM EN

La battaglia della memoria

Ricordare, per capire che quanto è accaduto – pensando segnatamente allo sterminio di persone con disabilità durante il regime nazista – non è estraneo al nostro presente. La storia, infatti, può ripetersi e i tentativi di esclusione e discriminazione rivolti tuttora a gruppi minoritari di persone richiedono forme attuali di tutela di diritti umani. Ruota su questo l’importante progetto internazionale “HABM”, che ha per capofila DPI Italia.

Intervista a Silvia Cutrera* di Stefano Borgato

Pubblicata sul sito: www.superando.it

Berlino, Tiergartenstrasse 4

«Libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani – sottolinea Silvia Cutrera, presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) e componente della Segreteria di DPI Italia (Disabled Peoples’ International) – sono i valori fondanti dell’Unione Europea. La loro violazione potrebbe farci precipitare negli orrori che hanno segnato la storia del Novecento». E aggiunge: «Infatti, allontanandoci inesorabilmente da quel tragico evento rappresentato dalla Shoah, il tempo fa scomparire i testimoni, rendendo consistente il rischio che la memoria si trasformi in oblio».
Per scongiurare tale pericolo, dunque, la Commissione Europea finanzia annualmente progetti che abbiano come obiettivo l’educazione delle giovani generazioni a unacittadinanza responsabile. Lo fa in particolare attraverso il Programma Europa per i cittadini, attuato in quattro azioni di cui una riguarda l’analisi e lo studio delle violazioni dei diritti e dei valori avvenute durante il nazismo e lo stalinismo, mantenendo attiva la memoria del passato, allo scopo di comprendere i meccanismi che hanno trasformato persone comuni in carnefici, responsabili di efferati crimini. Ricordare, quindi, per comprendere che ciò che è accaduto non è estraneo al nostro presente, che la storia può ripetersi, che i tentativi di esclusione e discriminazione rivolti tuttora a gruppi minoritari di persone richiedono forme attuali di tutela di diritti umani.
È in questo fondamentale contesto che si muove il Progetto HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory (letteralmente “L’Olocausto di tutti. La battaglia della memoria”), iniziativa ad ampio respiro, finanziata appunto nel quadro del citato Programma Europa per i cittadini,che ha per capofila proprio DPI Italia e che vede Silvia Cutrera tra gli esperti impegnati nella realizzazione di esso. Con lei – già spesso presente sulle nostre pagine, per affrontare tali argomenti – ne abbiamo approfondito le caratteristiche.

Quali sono gli obiettivi del Progetto HABM?
«L’obiettivo prioritario è quello di riportare alla memoria dei cittadini dell’Unione Europea losterminio nazista delle persone con disabilità, evidenziando come il nesso esistente tra modernità, burocrazia e deresponsabilizzazione contribuì a favorire politiche di esclusione pianificate e razionali, fino ad arrivare appunto allo sterminio.
Se nella società attuale la memoria è in pericolo, quella dello sterminio nazista di circa275.000 persone con disabilità è stata cancellata già negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale e al tempo del Processo di Norimberga. I fatti passati – se adeguatamente ricordati e conservati – serviranno a sensibilizzare, educare e arricchire il patrimonio umano europeo, in modo che un evento simile non si ripeta mai più. La memoria, infatti, è dotata di una dimensione dinamica, conserva, ricrea e ricostruisce; pertanto questo progetto converge su un obiettivo unico e trasversale: la consapevolezza. La consapevolezza della storia individuale e collettiva delle persone con disabilità, quasi sempre costellata dalla discriminazione e dall’esclusione, che in alcune epoche storiche – come quella nazista – sono sfociate in eventi tragici e crudeli: sterilizzazione, infanticidio, omicidio, sterminio. La consapevolezza, inoltre, del riemergere, con sempre maggiore forza, delle tesi naziste, sicuramente con altri linguaggi e forme, ma sempre con lo stesso significato e obiettivo, cioè eliminare quelli che sono “di peso” per la società che ha sempre minori risorse a disposizione. E infine la consapevolezza che l’Unione Europea rappresenti il baluardo contro ogni deriva eugenetica ed è quindi necessario che tutti i suoi cittadini abbiano la conoscenza necessaria per partecipare pienamente alla costruzione di una società europea nella quale sia garantito il futuro a tutti i cittadini nel rispetto delle diversità e differenze».

A proposito di “deriva eugenetica” e di temi bioetici in generale, vale certamente la pena soffermarsi ancora un po’ su questioni tanto decisive…
«Ben volentieri. Innanzitutto va detto che le correnti principali dell’eugenetica e dell’“igiene razziale” dei primi anni del Novecento contribuirono indirettamente a rendere possibile la politica nazista che proponeva una nazione abitata da un popolo in grado di generare una razza “migliore e più pura”, promuovendo l’idea che la distruzione dei deboli fosse un “trattamento curativo” per la nazione. Tale approccio riduceva una parte dell’umanità a livello di “parassiti”, introducendo parametri di valutazione di tipo biologico, giustificativi di pratiche di esclusione ed eliminazione.

Karl Binding

L’opera cruciale sull’argomento,L’autorizzazione all’annientamento delle “vite indegne” di essere vissute”, fu pubblicata nel 1920 e scritta congiuntamente da due eminenti professori tedeschi, il giurista Karl Binding, in pensione dopo quarant’anni di insegnamento all’Università di Lipsia, eAlfred Hoche, docente di Psichiatria all’Università di Friburgo. In quel libro essi affermarono che gli individui cosiddetti “zavorra”, cioè le persone ritenute un “peso” per la comunità, dovevano essere eliminate. E non si riferivano solo ai malati incurabili, ma anche ai malati di mente, a chi soffriva di lesioni cerebrali, ai bambini con ritardo mentale e deformi, visti come “gusci vuoti di esseri umani”.
L’uccisione di tali persone, scrisse in particolare Hoche, “non può essere messa sullo stesso piano con altri tipi di uccisione […] ma è un atto lecito, utile”. Egli accennò poi al “carico economico terribile” che tali persone imponevano alla società, collocando il concetto organico dello Stato in una prospettiva medica e insistendo sulla tesi che “i singoli membri meno validi” dovessero “essere abbandonati e respinti”. Le competenze giuridico-biologiche degli autori fornirono giustificazioni ben argomentate, volte a fare apparire la morte non come negazione, ma come esito naturale di certe condizioni di vita.
Il valore alla vita, insomma, veniva attribuito osservando la condizione biologica che separava le vite “degne” da quelle “indegne” di essere vissute, sulla base di una valutazione scientifica relativa al grado di malattia e normalità di un individuo. Queste teorie, tredici anni dopo,divennero fatti e la legge nazista sulla sterilizzazione fu il primo passo cui fece seguito l’Aktion T4 [l’operazione di “eutanasia forzata”, che portò allo sterminio di centinaia di migliaia di persone con disabilità, da parte del regime nazista, N.d.R.]».

E oggi?
«Oggi dobbiamo conservare la memoria e dialogare con il presente, per impedire pericolose proposte selettive. Oggi, lo sviluppo dei test prenatali, i metodi per diagnosticare malattie dell’embrione, il perfezionamento delle tecniche riproduttive e la fecondazione assistita rappresentano delicate scelte morali su procreazione e nascita.
Gli scienziati del campo biologico, i luminari della genetica – aiutati dallo sviluppo delle ricerche in campo medico e grazie alle nuove tecniche – hanno avviato una discussione circa il “valore della vita”, che sembra apparentemente lontana dalle idee del passato eugenetico. Il perfezionamento delle diagnosi prenatali, infatti, dà informazioni circa le malformazioni e le malattie del feto e, in caso positivo, in molti Paesi l’aborto è legalmente possibile. Seppure in modo involontario, però, la conseguenza di tale livello di controllo sulle nascite è quella di rimuovere il diritto di una persona con disabilità all’esistenza, lasciando la responsabilità di questa scelta a donne, genitori e medici, incaricati di evitare tale nascita.

Peter Singer

È nota la tesi del filosofo Peter Singer, secondo il quale è preferibile sopprimere un bambino malato in fase neonatale e sostituirlo con un nuovo “progetto creativo” e anche l’adozione in Olanda del cosiddetto “Protocollo di Groningen”, che autorizza l’eutanasia infantile di bambini con spina bifida o altre gravi patologie. Anche nel Regno Unito, il Royal College degli Ostetrici e dei Ginecologi suggerisce di legalizzare l’eutanasia infantile per i neonati gravemente malati.
Queste scelte segnalano, a mio avviso, il riemergere di un modello positivista che propone efficienza, produttività, migliore e confortevole qualità della vita. Anche le aspettative nei confronti di terapie geniche che eliminino le malattie espongono a dei rischi. Sono stati migliorati molti metodi di cura per una serie di patologie, mentre per altre – come il cancro, l’AIDS, il Parkinson e l’Alzheimer – non sono state ancora trovate cure risolutive. È in queste aree che si auspica un successo decisivo mediante l’utilizzazione delle avanzate tecnologie genetiche, pur non conoscendone le implicazioni e le conseguenze. L’uso delle cellule staminali embrionali umane, ad esempio, è una grande speranza per la medicina basata su queste tecnologie e tuttavia il suo utilizzo ha sollevato questioni etiche e morali basate soprattutto su fondamenti religiosi.
I progressi tecnico-scientifici applicati alla  medicina sollecitano poi riflessioni anche sulla questione del “fine-vita” e sulla richiesta della persona morente di essere aiutata nel momento finale della sua esistenza. Non solo gli anziani e i malati, ma anche i pazienti in coma, come le persone coinvolte in incidenti, possono diventare soggetti a pratiche di eutanasia.
Da un punto di vista etico e di rispetto dei diritti umani, l’avere spostato i limiti di ciò che era tecnicamente possibile in medicina ha creato pertanto delle situazioni conflittuali che evocano i fantasmi del passato. Certamente, documenti come la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità o il recente testo prodotto dal Comitato di Bioetica della Repubblica di San Marino, che alla Convenzione stessa si rifà, intitolato L’approccio bioetico alle persone con disabilitàsapranno orientare al meglio, per evitare derive eugenetiche».

Tornando al dettaglio del Progetto HABM, quali ne sono i partner e quali le attività previste?
«Capofila del progetto è DPI Italia (Disabled Peoples’ International), organizzazione da sempre impegnata in prima linea nella promozione e nella difesa dei diritti umani. Vi partecipano poi l’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente), la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’IFSBH(International Federation for Spina Bifida and Hydrocephalus), con sede in Belgio, e l’ILS(Interessenvertretung selbstbestimmt leben in Deutschland) della Germania.
Riguardo poi alle attività previste, innanzitutto – esclusivamente per l’Italia – è in programma una serie di seminari formativi, destinati ai docenti e agli studenti di dodici scuole superiori, dislocate in CalabriaCampania e Lazio. Condotti da sei trainer esperti, essi verteranno principalmente sulla visione storica negativa e sullo sterminio nazista delle persone con disabilità, sull’Aktion T4 e sulle nuove teorie e derive eugenetiche, oltreché sul ruolo della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, per la costruzione di un’Europa inclusiva.
Qui il risultato che il progetto si prefigge di raggiungere – tramite il coinvolgimento deidocenti -, sarà quello di accrescere la conoscenza della storia individuale e collettiva delle persone con disabilità e dello sterminio di queste ultime durante il Terzo Reich; dai seminari con gli studenti, invece, quali futuri cittadini europei, ci si attende che, nella prospettiva della storia quale “maestra di vita”, conoscendo e ricordando i tragici errori e le tragedie del Novecento, sappiano identificare nel presente i germi di possibili derive eugenetiche in nuove forme.
Vi sarà poi una mostra-installazione in memoria dell’Aktion T4, realizzata in Italia, Belgio e Germania e infine una conferenza internazionale, prevista per il prossimo Giorno della Memoria (27 gennaio 2014), presso la Biblioteca Nazionale di Napoli».

*Presidente dell’AVI di Roma (Agenzia per la Vita Indipendente) e componente della Segreteria di DPI Italia (Disabled Peoples’ International).

Per ulteriori informazioni e approfondimenti sul Progetto HABM: dpitalia@dpitalia.org.

Per ulteriori approfondimenti, invece, sullo sterminio delle persone con disabilità durante il nazismo, oltre ai numerosi testi pubblicati dal nostro giornale e qui elencati, suggeriamo anche la consultazione del sito Olokaustos.