Appello per l’adesione alla marcia della pace Perugia-Assisi

logo FISH e DPI Italia

Nel mondo sono in corso condizioni di guerra in 36 paesi. Le guerre ormai colpiscono quasi esclusivamente le popolazioni civili. Se nella prima guerra mondiale a fronte di a 10.298.699 morti militari furono 7.081.074 quelli civili, già nella seconda guerra mondiale il rapporto si era invertito: furono 48.525.113 i civili morti e “solo” 9.564.947 quelli militari. Questo trend è cresciuto negli ultimi anni con l’uso di sofisticate tecnologie belliche al punto che ormai mentre i morti inermi crescono a dismisura si contano nell’ordine di poche  centinaia o migliaia quelli militari.

Tutto il movimento internazionale delle persone con disabilità e delle loro famiglie è sempre stato contrario a qualsiasi guerra, perché incrementa il numero di persone con disabilità, crea condizioni nelle quali le persone meno tutelate e discriminate sono quelle più soggette a violenze e violazione di diritti umani, perché anche nel momento dell’intervento umanitario di emergenza ci si dimentica che vi sono persone con esigenze particolari. Le persone con disabilità, come i vecchi ed i bambini, sono i più colpiti dagli effetti devastanti di una guerra.

Durante la guerra in Kossovo le persone non autonome venivano abbandonate nelle fughe precipitose; in molti paesi con conflitti le persone che sono rinchiuse in istituti, spesso incapaci di rappresentarsi da sole, hanno visto mancargli progressivamente l’assistenza, la cura ed il cibo; nei campi profughi completamente inaccessibili, le persone con disabilità  sono prigioniere nelle loro tende, non possono andare in bagno, non ricevevano diete alimentari speciali a loro necessarie, non hanno alcuna assistenza; nella recente guerra nella striscia di Gaza, le persone con disabilità non potevano fuggire dalle loro case durante i bombardamenti.

A queste condizioni terribili si aggiungono le conseguenze che colpiscono le persone con disabilità nei paesi che entrano in guerra: infatti l’attenzione verso le esigenze della guerra, le risorse economiche ingenti che essa ingoia, l’abitudine ad un mondo a due dimensioni, fatto solo “di chi è con noi e di chi è contro di noi”, produce disattenzione e spesso cancellazione delle azioni e politiche necessarie per garantire alle persone con disabilità la lotta all’esclusione sociale, la non discriminazione e la pari opportunità nell’accesso ai diritti.

L’inclusione sociale che le persone con disabilità rivendicano in tutto il mondo come metodo ed obiettivo delle società rispettose dei diritti umani di tutti richiede un dialogo continuo, la messa a disposizione di strumenti di empowerment e di politiche pubbliche di mainstreaming, il coinvolgimento di tutti gli attori sociali competenti, la messa a disposizione di soluzioni legate alla personalizzazione degli interventi ed alla trasformazione degli ambienti di vita e di relazione. Tutto questo durante la guerra viene messo in secondo piano, a volte viene totalmente cancellato dalle agende politiche, dai mass media, dalla coscienza della gente comune.

Per questo Disabled Peoples’ International, organizzazione per la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità, presente in 142 paesi del mondo, e la FISH, Federazione italiana per il superamento dell’handicap, hanno deciso di aderire alla Marcia della Pace Perugia-Assisi del 19 ottobre 2014, invitando le persone con disabilità e le loro associazioni, tutti coloro che vogliono vivere in un mondo senza guerre a partecipare alla Marcia.

Per informazioni scrivere a
giambatman@tin.it
e
presidenza@fishonlus.it

Leggi anche l’articolo pubblicato sul sito di Superando.it

Fermate questo massacro!

di Giampiero Griffo*
«Gli sforzi di tanti cooperanti internazionali – scrive Giampiero Griffo, reduce qualche mese fa proprio da una serie di incontri di formazione con associazioni di persone con disabilità della Palestina -, per migliorare la condizione di vita dei cittadini palestinesi, rischiano di essere resi vani dalla guerra che tutto cancella, lasciandosi dietro solo odio, sofferenze e macerie. Bisogna fermare questo massacro di inermi civili a Gaza!»

Si può morire mentre si vede una partita dei Mondiali di Calcio? È accaduto a Gaza durante la partita Argentina-Olanda: una nave israeliana ha lanciato un missile sul litorale, centrando un bar dove si stava appunto assistendo alla Semifinale del Campionato del Mondo, uccidendo nove persone, tra cui alcuni bambini, e ferendone quindici… Che orrore!
Possono quattro bambini essere uccisi mentre giocano? È accaduto nel porto di Gaza City, dove un capanno in cui giocavano quattro bimbi palestinesi è stato centrato dalle bombe israeliane… Che cosa assurda!
Si può essere svegliati in piena notte da una voce che dice: hai cinque minuti per uscire di casa altrimenti morirai? È quello che accade ai palestinesi che abitano nella Striscia di Gaza, colpita dai bombardamenti israeliani ogni notte… Che incubo!
Si può bombardare un istituto per persone con disabilità, un ospedale, un orfanatrofio e un centro di assistenza per anziani non autosufficienti? È accaduto a Ben Lahia, a Gaza City e nelle vicinanze, durante i bombardamenti israeliani di questi ultimi giorni… Che crudeltà!

In queste ultime settimane mi angoscia la condizione del popolo palestinese. Sono reduce da una missione nell’àmbito di un progetto dell’organizzazione EducAid (Cooperazione e Aiuto Internazionale in Campo Educativo) in Cisgiordania e a Gaza, indirizzato all’empowerment [“crescita dell’autoconsapevolezza”, N.d.R.] delle organizzazioni di persone con disabilità locali. Ho potuto quindi costatare quali siano le condizioni di vita di queste persone e come sia possibile applicare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Autorità Palestinese il 2 aprile scorso [se ne legga anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Ero tornato con due contrastanti impressioni: da un lato la vitalità dell’associazionismo (come in tutto il mondo il movimento delle persone con disabilità è presente nel Paese e attivo, anche se il suo peso nei processi decisionali è scarso); dall’altro lato una percezione di impotenza rispetto alle questioni che dividono Israele e Palestina. Ma proviamo a entrare maggiormente nei dettagli.

Il progetto, o meglio, i progetti gestiti da EducAid, con la presenza della RIDS* (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), sono finanziati dall’Unione Europea e dalla Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo del nostro Ministero degli Esteri. Essi sono indirizzati all’empowerment delle organizzazioni della società civile, con particolare attenzione alle donne con disabilità a Gaza e in Cisgiordania.
Nel corso della mia missione, ho partecipato a quattro percorsi di formazione (tre in Cisgiordania, a Ramallah, Betlemme e Nablus e uno a Gaza City), a due convegni (Ramallah e Gaza City) e al lancio del progetto in Cisgiordania (quello di Gaza era partito l’anno scorso).
Il risultato di questa intensa attività di informazione sulla Convenzione ONU è stato senz’altro positivo: sulla Convenzione stessa, infatti, si è attivata la società civile (ai due convegni che hanno seguito i training hanno partecipato rispettivamente settanta e sessanta persone di tutte le Associazioni coinvolte) e nonostante l’Autorità Palestinese non abbia ancora attivato le procedure per implementare il Trattato dell’ONU, sono stati chiariti i passaggi procedurali da seguire (definizione del focal point; creazione di un meccanismo di coordinamento; costruzione di un sistema di monitoraggio) e avviato un percorso dal basso, per arrivare ad avere un’unica voce del movimento che possa interloquire con le autorità competenti.
Come in molti Paesi, infatti, le organizzazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie sono frammentate in tante Associazioni e non hanno ancora un sistema democratico e capillare di coordinamento. Qualche esperienza esiste, ma essa coinvolge solo alcune Associazioni.

L’approccio basato sui diritti umani della Convenzione tocca molteplici limitazioni in Palestina alla partecipazione e al godimento dei diritti e delle libertà fondamentali. Non vi sono servizi sanitari sufficienti e professionalmente competenti; l’accessibilità è molto problematica (nessun mezzo di trasporto accessibile; moltissimi edifici pubblici e privati con barriere architettoniche, di orientamento e comunicazione; assenza di arredo urbano fruibile…); il diritto allo studio è garantito a poche persone con disabilità motoria, in poche scuole speciali per sordi e per ciechi e quasi totalmente impedito alle persone con disabilità intellettiva; il tasso di disoccupazione è molto elevato (circa il 90% a fronte di circa la metà nel mercato ordinario), mentre la legge locale che prevede il collocamento obbligatorio nel 5% dei posti di lavoro pubblici è largamente disattesa; e infine, gli altri diritti tutelati dalla Convenzione sono molto problematici da esigere.
Non esistendo risorse locali – e non potendo esistere, per la particolarità di essere da cinquant’anni territori occupati da Israele – non esiste un welfare e laddove vi sia qualche sostegno pubblico o privato, questo dipende dai donatori esterni.
Un esempio l’ho avuto quando ho visitato il Centro Riabilitativo di Jaballa nella Striscia di Gaza, struttura che assiste prevalentemente minori sordi. Essa ha un’utenza che si aggira sui 3.500 bambini all’anno cui vengono forniti gratuitamente assistenza riabilitativa e ausili per l’udito. Il piccolo laboratorio interno è in grado infatti di fabbricare e personalizzare in loco apparecchi acustici per i bambini sordi. Da quest’anno, però, a causa della mancanza di materie prime (in tutta l’area della Palestina e in particolare a Gaza, qualsiasi prodotto è soggetto al controllo e all’autorizzazione di Israele), il laboratorio è inoperoso e i bambini non ricevono gli ausili di cui hanno bisogno.

Questo quadro assai drammatico – come in molti Paesi in cerca di sviluppo – è aggravato da un contesto assolutamente allucinante. Dal 1948, infatti, quando cioè le grandi potenze decisero di dare al popolo ebraico un territorio, occupando una parte dei terreni in cui prima vivevano i palestinesi, il problema della coabitazione tra i due popoli è diventato di anno in anno più problematico. Prima con un incremento dei territori assegnati dall’ONU (guerra 1948-49), poi con l’occupazione dei territori palestinesi (1956) e infine con la Guerra del Sinai (1967), meglio nota come “Guerra dei Sei Giorni”.
Da allora Israele occupa la gran parte dei territori destinati ai palestinesi, che sono costretti a dipendere dalle Istituzioni israeliane per uscire ed entrare dai propri stessi territori e per circolare sulle strade (vi sono check-point su tutte le strade palestinesi, attivati in maniera spesso arbitraria da Israele); inoltre, tutta l’economia dei territori (circa il 95%) dipende da Israele, dal cibo a qualsiasi prodotto di uso quotidiano. Pochissime, infatti, sono le industrie locali. E anche l’erogazione dell’acqua subisce la stessa condizione, con Israele che si è appropriata delle fonti idriche presenti nei territori palestinesi e che rivende l’acqua palestinese agli stessi palestinesi a costi aggiuntivi; a Gaza, poi, l’acqua dei rubinetti non è potabile ed è maleodorante.
E ancora, nonostante gli impegni presi a suo tempo, la Striscia di Gaza non è collegata alla Cisgiordania, per cui la Palestina è uno Stato non incluso in un unico confine. Da Gaza, del resto, è praticamente impossibile uscire per un palestinese, talché superare il check-point è un’esperienza decisamente poco consigliabile: il capannone dove è ubicato pare una grande camera a gas, le procedure da seguire per una persona in sedia a rotelle sono umilianti e assolutamente inadeguate.

«Il popolo palestinese di Gaza è in una “prigione a cielo aperto”», si dice comunemente. Immaginate: non solo sono bombardati a tutte le ore del giorno e della notte, non solo sono invasi dai tank e dai carri armati, ma non possono scappare da nessuna parte.
L’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite, l’UNRWA [United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East, N.d.R.] ha accolto nelle proprie scuole circa quarantamila persone negli ultimi giorni, rifugiati, però, dentro alla striscia di Gaza, a fianco dei palazzi bombardati…

Gli sforzi che tanti cooperanti internazionali di migliorare la condizione di vita dei cittadini palestinesi, gli stessi obiettivi dei progetti di EducAid cui chi scrive ha contribuito rischiano di essere resi vani dalla guerra che tutto cancella, lasciandosi dietro solo odio, sofferenze e macerie.
E la situazione peggiora di ora in ora: il 18 luglio scorso, Rafiah, una delle persone in sedia a rotelle incontrata a Gaza nella sede dell’Associazione Sportiva Peace Sport Club for Persons with Disabilities, studentessa universitaria, ci ha scritto su Facebook, nel suo inglese incerto: «Ho paura… hanno distrutto con un bombardamento il palazzo a fianco del mio…».
E perché tutto questo? Perché il governo israeliano – senza alcuna prova – ritiene che sia stato qualche militante di Hamas [il Movimento Islamico di Resistenza, N.d.R.] a sopprimere tre ragazzi trovati uccisi nei pressi di Hebron. Senza identificare gli assassini, con un’assurda estensione razzista della legge del taglione di biblica memoria, si criminalizza tutto un popolo e lo si bombarda, uccidendo soprattutto civili, donne e bambini… È una faida disumana e infinita, in cui combattono Davide e Golia…

Anni fa, nel mio primo viaggio in Palestina – era il 1989 – incontrai una persona cui erano state amputate ambedue le gambe durante la prima Intifada, a causa delle bastonate ricevute da soldati israeliani. Alla mia domanda («Senti di essere discriminato come persona con disabilità?»), mi rispose: «Sono discriminato come palestinese!».
Dice David Grossman, famoso scrittore israeliano: «Nel popolo di Israele c’è un vuoto di azioni e di coscienza in cui si verifica un’efficace sospensione del giudizio morale». Purtroppo questa sospensione non riguarda più solo Israele, ma tutta la comunità internazionale che non è in grado di fermare questo massacro indegno.
Dice ancora Grossman, pensando alla società israeliana, che essa è «una democrazia compiaciuta di se stessa, con pretese di liberalità e di umanesimo, ma che da decenni si impone su un altro popolo, lo umilia e lo schiaccia». Una gigantesca violazione dei diritti umani di un popolo si perpetua da decenni, con un’escalation insostenibile in queste settimane: fermate questo massacro!

*La RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), è stata voluta nel 2011 dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International), da EducAid e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

Componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ Inrternational) e della RIDS (rete Italiana Disabilità e Sviluppo). Il presente testo – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – viene pubblicato per gentile concessione dell’Agenzia Internazionale NENA (Near Est News Agency – “Agenzia Stampa Vicino Oriente”).

Cooperazione allo sviluppo e disabilità: il Piano dell’Italia

Ha fatto il suo “esordio internazionale” a Bruxelles il Piano d’Azione sulla Cooperazione allo Sviluppo e la Disabilità, documento redatto dal Ministero degli Esteri, dopo una proficua e partecipata collaborazione anche con la rete delle associazioni di persone con disabilità.

Fonte: superando.it – Si tratta di un testo che sancisce l’ingresso del principio dell’inclusione della disabilità in ogni fase di ideazione delle politiche e delle pratiche di sviluppo Redatto dai tecnici del Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con la RIDS – la Rete Italiana Disabilità e Sviluppo, voluta nel 2011 dall’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), da DPI Italia (Disabled Peoples’ International), da EducAid e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) -, oltreché con rappresentanti di Istituzioni, Enti Locali, organizzazioni non governative, imprese, mondo accademico e centri di ricerca, il Piano d’Azione sulla Cooperazione allo Sviluppo e la Disabilità – cui avevamo dedicato a suo tempo un ampio approfondimento, dopo averne seguito via via l’evoluzione – era stato ufficialmente lanciato a Roma nell’ottobre dello scorso anno.

Si tratta, lo ricordiamo, di un importante documento, che dà rilevanza alle Linee Guida per l’introduzione della tematica della disabilità nell’àmbito delle politiche e delle attività diCooperazione Italiana, redatte sulla base della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. In altre parole, un testo che sancisce l’ingresso del principio dell’inclusione della disabilità in ogni fase di ideazione delle politiche e delle pratiche di sviluppo, contemplando azioni di promozione delle pari opportunità e soffermandosi in particolare sulle strategie generali, sulla progettazione inclusiva, sull’accessibilità e la fruibilità di ambienti, sui beni e i servizi, sugli aiuti umanitari e le situazioni di emergenza, sulla valorizzazione delle esperienze e delle competenze presenti nella società civile e nelle imprese.
Ne avevamo parlato a lungo esattamente con Pier Francesco Zazo, ministro plenipotenziario, capo dell’Unità Tecnica Centrale della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo e responsabile del Tavolo di Lavoro che ha dato vita all’iniziativa e Mina Lomuscio, referente del medesimo Tavolo di Lavoro.

Il Piano ha fatto a Bruxelles il suo “esordio” a livello internazionale, il 26 maggio, presso il Comitato Economico e Sociale Europeo, dove è stato appunto presentato nel corso di un incontro, moderato da Daniela Tonon, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea e da Catherine Naughton dell’IDDC (International Disability & Development Consortium).
Vi sono intervenuti Hélène Bourgade, funzionaria europea per il Lavoro, l’Inclusione Sociale e l’Immigrazione, Anca Gunta, membro del Comitato Economico e Sociale Europeo,Giampaolo Cantini, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli Esteri e la già citata Mina Lomuscio.
A rappresentare poi il RIDS, è stato Giampiero Griffo, membro dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International) e hanno partecipato all’incontro anche Javier Guemes, vicedirettore dell’EDF (Europena Disability Forum), Ingar Duering della Cooperazione Internazionale tedesca e Meena Paudel, coordinatrice di programma per l’Associazione delle Donne con Disabilità del Nepal. (S.B.)

Si può scaricare il testo integrale del Piano di Azione sulla Disabilità. Per ulteriori informazioni e approfondimenti sulla tematica trattata, accedere al sito del Piano di Azione sulla Disabilità (Ministero degli Esteri – Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo) e a quello della Cooperazione Italiana allo Sviluppo (settore dedicato alla disabilità).

Per saperne di più visita anche il sito della RIDS

“Gli esclusi” di Covili: 40 opere in mostra a Bologna dal 16 maggio al 6 luglio

© Gino Covili

© Gino Covili

L’esposizione di una quarantina di opere del ciclo Gli esclusi di Gino Covili, che si terrà a Bologna dal 16 maggio al 6 luglio presso Santa Maria della Vita, riporta in evidenza come i processi di istituzionalizzazione possano segnare e sconvolgere i volti che hanno vissuto immani sofferenze fisiche e psicologiche negli ospedali psichiatrici.

L’istituzionalizzazione delle persone con disabilità, pratica nata insieme con la nascita delle istituzioni totali, spesso negli stessi luoghi in cui erano rinchiusi i malati psichiatrici, per secoli ha violato i più elementari diritti umani, e continua a violarli in molti paesi. Queste pratiche segregative, all’inizio ispirate da principi di carità, sono diventate prigioni in cui persone ridotte a una unica caratteristica – con differenti forme di funzionamento come la cecità, la sordità, la lentezza nell’apprendimento, una differente mobilità – venivano e vengono sepolte vive per tutta la vita. Queste pratiche di esclusione si sono poi espanse in molte direzioni: in classi e scuole speciali, in laboratori lavorativi protetti, in istituti lager.

Nell’Unione europea sono più di mezzo milione le persone con disabilità rinchiuse in megaistituti, ancora più del 60% degli studenti delle scuole primarie frequenta classi e scuole segreganti, circa 400.000 persone lavorano in enclosure lavorative. Nessuno ancora ha dipinto quei volti, descritto in una forma artistica quali sofferenze materiali e disumane subiscano. Grazie al movimento anti-istituzionalizzante di Franco Basaglia in Italia, negli stessi anni in cui venivano chiusi i manicomi psichiatrici, venivano smantellate le classi differenziali e speciali. Molte persone con disabilità uscivano dagli istituti e costruivano le prime associazioni che si bat-tevano per i diritti riconosciuti a tutti i cittadini e a loro negati.

Oggi rimangono nel nostro paese ancora circa 140.000 persone con disabilità rinchiuse in istituti, spesso da centinaia di posti letto, retaggio di abbandoni familiari, pratiche assistenziali distorte, percorsi disabilitativi e impoverenti. L’approvazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite (2006), ratificata dal 145 paesi (il 75% dei paesi aderenti all’ONU, tra cui l’Italia e l’Unione Europea) rappresenta uno standard internazionale che rifiuta qualsiasi forma di segregazione.

Chi visiterà la mostra di Covili vivrà un’esperienza che rafforzerà la consapevolezza che la vera riabilitazione ed abilitazione è quella di avere un ruolo nella società, di costruirsi un percorso di vita rispettoso dei diritti umani e di partecipare, in tutte le forme scelte e possibili, alla vita di comunità.

Giampiero Griffo

DPI Europe / CeRc – Centre Robert Castel for Governmentality

scarica la brochure con l’anticipazine della mostra

ginocovili.com
coviliarte.com

 

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Per una Cittadinanza Attiva delle persone con disabilità

Presentato recentemente a Firenze, il progetto triennale DISCIT, finanziato dalla Commissione Europea, si pone come obiettivo la produzione di nuove conoscenze che rendano gli Stati Membri, i Paesi europei affiliati e l’Unione Europea stessa in grado di ottenere una piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale ed economica. Ne parliamo con il responsabile per l’Italia, Mario Biggeri dell’Università di Firenze.
Intervista a Mario Biggeri di Laura Sandruvi*
Fonte: superando.it 

Come avevamo ampiamente riferito qualche tempo fa, il progetto triennale DISCIT (Making Persons with Disabilities Full Citizens – New Knowledge for an Inclusive and Sustainable European Social Model, ovvero “‘Rendere le persone con disabilità Cittadini a pieno titolo – Nuove conoscenze per un modello sociale europeo inclusivo e sostenibile”), finanziato dalla Commissione Europea per la ricerca nel campo della disabilitàè stato presentato all’inizio di marzo, durante un seminario svoltosi a Firenze.A occuparsene è un Consorzio che vede coinvolti vari Paesi europei (Belgio, Germania, Irlanda, Italia, Gran Bretagna, Norvegia, Repubblica Ceca, Serbia, Svezia e Svizzera), coordinato dalla NOVA (Norwegian Social Research), e il referente per il nostro Paese è il Laboratorio ARCO (Action Research for Co-Development) dell’Università di Firenze, che su questo ha lavorato in sintonia con Giampiero Griffo, membro dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), uno dei “‘padri italiani”‘ della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Come avevamo preannunciato, approfondiamo oggi le caratteristiche dell’importante iniziativa, tramite il seguente lungo colloquio con Mario Biggeri dell’Università di Firenze, responsabile italiano del progetto.Che cosa si propone di essere DISCIT?
«DISCIT si pone come obiettivo la produzione di nuove conoscenze che rendano gli Stati Membri, i Paesi europei affiliati e l’Unione Europea stessa in grado di  ottenere una piena ed effettiva partecipazione delle persone con disabilità alla vita sociale ed economica. La possibilità  di esercitare la cosiddetta “Cittadinanza Attiva”, attraverso l’azione e la pratica sociale, è legata alle condizioni sociali per la partecipazione in Europa. Per finalità analitiche, DISCIT distingue fra tre dimensioni di Cittadinanza Attiva, così come sono percepite dagli individui:
– Sicurezza: ridurre cioè le principali fonti di incertezza o la necessità di assumere rischi a livello individuale (ad esempio in relazione a questioni finanziarie), evitare preoccupazioni costanti relative al futuro, godere della protezione sociale contro i principali rischi della vita (malattia, povertà, violenza ecc.).
– Autonomia: evitare la “dipendenza da” o l’interferenza di altri, vivere in modo indipendente, esercitare la propria libertà e vivere la vita avendo motivazioni per voler vivere.
– Influenza: partecipare ai processi deliberativi e decisionali pubblici, definendo il quadro per il proprio percorso di vita e prendendo parte alle decisioni relative alla promozione del  bene comune; regolare il comportamento sociale, data l’interdipendenza dell’azione umana.
In sostanza DISCIT ha il compito di identificare i fattori e le condizioni che attualmenteimpediscono o scoraggiano le persone con disabilità dall’esercitare la Cittadinanza Attiva e, più positivamente, di indicare i mezzi o i modi per renderle in grado di esercitare la stessa».Durante l’incontro di presentazione di DISCIT, a Firenze, lei si è soffermato sulla prospettiva del cosiddetto c” (“approccio delle capacità”), tema al quale, qualche tempo fa, ha anche dedicato un ampio dossier, elaborato insieme a Nicolò Bellanca e intitolato appuntoL’approccio delle “capability” applicato alla disabilità: dalla teoria dello Sviluppo Umano alla pratica. Di che cosa si tratta esattamente?«Quel dossier è stato parte di un percorso di ricerca pluriennale che ha condotto me e il gruppo di ricercatori con i quali collaboro a cercare di tradurre inlinee guida pratiche un approccio teorico-filosofico come quello dellecapabilities. Il percorso si è sviluppato grazie al contatto costante con gli operatori e i dirigenti dei servizi socio-sanitari, con le persone con disabilità e con le loro organizzazioni. In diversi casi ci siamo trovati ad analizzare modalità di fornitura di servizi che già “inconsapevolmente” basavano le loro pratiche sull’approccio dellecapabilities.

L’idea di base è quella di un sistema incentrato sulla persona che abbandoni un approccio “fordista” alla produzione di beni e servizi, per andare verso la personalizzazione e l’ottimizzazione nell’uso delle risorse [il “fordismo”, termine utilizzato qui e oltre, è sinonimo, in senso generale, del sistema moderno di produzione industriale e del consumismo di massa, N.d.R.]. La sfida di fronte alla quale ci ritroviamo è però enorme, per cui abbiamo bisogno di un ripensamento globale dei sistemi socio-sanitari. Proprio per questo, assieme ai tecnici della Regione Toscana, ci occupiamo anche di elaborare strumenti gestionali appropriati, dato che siamo pienamente consapevoli che non possiamo proporre modelli di intervento la cui sostenibilità economica non sia provata e monitorabile».

Quali sono i metodi di empowerment – ovvero di “crescita della consapevolezza e dell’autoconsapevolezza” – in grado di fornire sostegno a una concreta riforma politica sulla disabilità, passando, come scrive nel dossier, «dalla teoria dello Sviluppo Umano alla pratica»?
«Nella costruzione dei percorsi di empowerment ci sono sicuramente dei passaggi critici. Il primo punto è avere un sistema di servizi che riesca a valorizzare le risorse e le aspirazioni della persona, senza costringere la persona stessa a incasellarsi all’interno di ciò che il sistema offre. Il secondo è il coinvolgimento della famiglia e dell’intera rete sociale della persona. Il terzo è la promozione di attività quali il peer counseling [“consulenza alla pari”, N.d.R.], che mostrino alla persona il tipo di risultati che può raggiungere facendo leva sulle proprie risorse residue».

Rispetto ad altri Paesi europei, la situazione italiana offre un quadro piuttosto negativo: mi riferisco ai tagli al sostegno scolastico e in genere al mancato finanziamento all’integrazione degli studenti con disabilità, alla carenza di adeguati servizi assistenziali e di tutela, come pure all’inadeguato inserimento professionale. Qual è la sua opinione?
«Il problema fondamentale, al momento, è culturale. Il punto è che la condizione di disabilità viene percepita come statica, dal momento in cui da determinate forma di disabilità non si guarisce. La cosa sulla quale non si riflette è che la condizione di disabilità – come tutte le condizioni umane – è invece dinamica e legata all’interazione tra la persona e il suo contesto. Questo vuol dire che le risorse che si spendono per la persona e per migliorare il contesto possono produrre cambiamenti. Se questo è vero, allora la spesa per le persone con disabilità dev’essere considerata come un investimento che produce flussi di costi e di benefìci nel presente e nel futuro. In altre parole, una persona che si inserisce nel lavoro, un familiare che riacquisisce serenità o un ambiente pubblico accessibile producono ricchezza materiale (e non) per l’intera società».

Sempre nel dossier di cui parlavamo, si legge che «il framework delle capability [il “quadro delle capacità”, N.d.R.] aiuta a superare i limiti dei principali modelli utilizzati nella disabilità»: l’approccio delle capabilities può quindi servire ad affrontare il problema del modello sociale che rifiuta il concetto stesso di “disabile”, pensando al fatto che sono le barriere architettoniche, sociali e culturali a bloccare di fatto la vera inclusione? E in quale modo?
«Quello che possiamo dire è che l’approccio delle capabilites può essere complementare all’approccio sociale, inducendo una maggiore presa in considerazione della persona, delle sue aspirazioni e dei suoi valori. Questo spinge verso la creazione di un sistema che sia in grado di accogliere e valorizzare l’infinità diversità umana anziché incasellarla all’interno di schemi di fornitura dei servizi di tipo “fordista”».

Vorrei una sua descrizione del “progetto di vita” e di quale importanza esso abbia per le persone con disabilità.
«L’elaborazione del progetto di vita è un passaggio molto importante ed è importante sia per il risultato a cui conduce (il vivere una vita che si avvicini il più possibile a quello che la persona ritieneuna buona vita), sia per il processo da cui scaturisce (cioè il recupero di una visione di sé nel futuro, di sé come soggetti dinamici). Il progetto di vita, pertanto, è esattamente quel passo che consente alla persona di trasformarsi da recipiente passivo di politiche a parte attiva della società».

Concludendo, come si può evolvere il concetto di disabilità, in assenza di un vero cambio di passo della politica e della cultura, per ottenere un rafforzamento del benessere per le persone con disabilità?
«Come dicevamo prima, il cambiamento culturale è esattamente il primo passo di cui abbiamo bisogno. Senza di esso nessun ammontare di risorse economiche può essere sufficiente per offrire un livello di benessere sufficiente alle persone con disabilità, rendendole pienamente fruitrici dei diritti di cittadinanza.
In altri termini, è necessario che nell’intera società si radichi la consapevolezza che la qualità della nostra democrazia – nel senso più ampio del termine – e il peso specifico del concetto di giustizia e di diritti che la nostra società decide di adottare, sono direttamente proporzionali allo spazio di libertà che riusciamo ad offrire alle persone a rischio di marginalizzazione. La crescita economica che si ottiene (sempre che sia possibile) “scaricando” alcune persone come se fossero la bad company della nostra società, non è sviluppo e non crea nessun incremento reale di benessere. Proprio per questo, all’interno del Progetto DISCIT ci occupiamo di cittadinanza e di creazione di una società europea che possa esserepienamente fruita da tutti i cittadini in tutte le sue dimensioni.
Sono del tutto consapevole che per ottenere questo tipo di risultati non possiamo investire in tutte le direzioni contemporaneamente e proprio per questo mi sento di sottolineare due priorità. La prima è la scuola e l’istruzione in ogni suo grado. L’inclusività del sistema scolastico italiano è un vanto per il nostro Paese, ma è attualmente messa in pericolo dalle politiche di austerità. Il secondo punto è la necessità di un orizzonte temporale lungo nella pianificazione e nell’implementazione delle politiche. È estenuante, infatti, vedere anni di sforzi vanificati nel momento in cui un dirigente viene rimosso o destinato ad altro incarico a causa di alchimie politiche che niente hanno a che fare con la competenza e i risultati ottenuti».

Mario Biggeri dell’Università di Firenze è il responsabile italiano del ProgettoDISCIT (“Making Persons with Disabilities Full Citizens – New Knowledge for an Inclusive and Sustainable European Social Model”).

MANIFESTO PER LE ELEZIONI EUROPEE 2014

Logo EDF

Nell’Unione Europea le persone con disabilità sono 80 milioni (16% della popolazione). Una famiglia su quattro ha al suo interno una persona con disabilità. La campagna per le elezioni europee rappresenta un’opportunità unica per i candidati al Parlamento Europeo di assumere impegni stringenti di cambiamento al fine di garantire ai cittadini europei con disabilità il pieno godimento dei diritti civili, politici, sociali, economici e culturali. L’EDF fa appello ai candidati al Parlamento europeo e ai partiti politici perché inseriscano nei programmi elettorali per le elezioni europee 2014 le seguenti priorità.

LE NOSTRE PRIORITÀ ASSOLUTE

1. La promozione di una concezione inclusiva, sostenibile e democratica dell’Europa.

2. La riforma delle politiche economiche e sociali europee per garantire la protezione e il godimento dei diritti umani degli europei con disabilità.

3. L’accessibilità di beni e servizi per tutti, attraverso:
– lo European Accessibility Act, l’attesissima legislazione Europea sull’accessibilità di beni e servizi nell’ambito del mercato interno della UE,
– la proposta, di Direttiva sull’accessibilità dei siti web pubblici, una legislazione di importanza cruciale all’interno dell’ Agenda Digitale dell’UE, attualmente in fase di trattativa.
– l’accessibilità dei trasporti e delle infrastrutture,
– la rimozione degli ostacoli alla libera circolazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie,
– l’eliminazione degli ostacoli all’utilizzo dei fondi dell’UE per le persone con disabilità

4. L’adozione della proposta di Direttiva generale contro la discriminazione, una legge dell’UE da tempo attesa, concepita per proteggere, fra le altre, le persone con disabilità dalla discriminazione in ogni ambito di vita.

5. La ratifica immediata del Protocollo Opzionale della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte dell’Unione Europea e di tutti gli Stati membri che, pur avendo ratificato la Convenzione, devono ancora ratificare il Protocollo Opzionale, il quale prevede procedure importanti per rafforzare la Convenzione.

6. La strutturazione nelle istituzioni europee di meccanismi per garantire in tutte le legislazioni e le politiche l’ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità nonché il coinvolgimento delle persone con disabilità
1. La promozione di una concezione inclusiva, sostenibile e democratica dell’Europa.

Lo European Disability Forum ha messo in guardia da tempo sulla trasformazione, ormai avvenuta, della crisi economica in crisi sociale e dei diritti umani. Disoccupazione, povertà ed esclusione sono alle stelle in tutta l’Unione. Le misure di austerità nell’UE hanno minato la coesione sociale. L’Unione Europea è percepita dai cittadini come la diretta responsabile del deterioramento degli standard di vita.

Inoltre, la strategia europea ha indebolito profondamente la democrazia nell’UE: il Parlamento europeo e le istituzioni che rappresentano i cittadini europei sono stati aggirati dai governi. Alla Troika, un’istituzione invisibile, che non viene eletta e non deve rendere conto del proprio operato, sono stati dati poteri immensi. Nuovi strumenti europei, come il Patto di Bilancio europeo e il Meccanismo europeo di stabilità, sono stati adottati al di fuori delle procedure democratiche comunitarie. La mancanza di legittimazione democratica degli atti dell’ UE, unitamente a una politica che ha incrementato l’esclusione e le ineguaglianze, ha scosso le fondamenta stesse dell’Unione Europea e ha contribuito direttamente alla nascita in tutti i paesi dell’Unione di movimenti populisti ed euroscettici.

L’ EDF esorta l’UE ad abbandonare la politica attuale e a riportare al cuore delle sue azioni le persone, l’inclusione, la solidarietà, l’eguaglianza e la legittimazione democratica. È questo l’unico modo per recuperare la fiducia dei cittadini.

L’EDF partecipa all’Alleanza per l’Anno Europeo dei Cittadini (EYCA) e fa appello all’UE perché metta in atto le raccomandazioni dell’ EYCA.

2. La riforma delle politiche europee di risanamento economico per garantire la protezione dei cittadini europei con disabilità – che non sono responsabili della crisi .

– Riformare il processo del Semestre Europeo per raggiungere una maggiore coerenza fra le politiche macroeconomiche europee e gli obbiettivi d’inclusione e riduzione della povertà.

La politica Europea per contrastare la crisi ha enfatizzato il consolidamento di bilancio attraverso tagli alla spesa. Le persone con disabilità e le loro famiglie, che non hanno avuto alcuna responsabilità nel determinare la crisi, hanno dovuto far fronte a tagli drastici dei servizi e dell’assistenza sociale, che hanno prodotto un incremento della disoccupazione e un ritorno alla segregazione negli istituti, in cui le persone con disabilità sono private della libertà e del diritto di decidere della propria vita. Milioni di persone con disabilità sono state rigettate nella povertà e nell’esclusione sociale.

I servizi sociali sono essenziali per la vita indipendente e la piena partecipazione nella società delle persone con disabilità, diritti garantiti dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con disabilità, ratificata dall’UE nonché da 25 dei suoi Stati membri.

Le politiche macroeconomiche dell’ UE ignorano le persone con disabilità, compromettendo così ogni progresso verso l’adempimento della Convenzione ONU, malgrado alcuni accenni positivi in altre politiche. Le politiche economiche e sociali dell’UE devono comprendere misure specifiche per promuovere il sostegno all’occupazione e il rafforzamento dei sistemi di protezione sociale. L’ UE deve misurare e monitorare le prestazioni degli Stati membri in queste aree.

• Adottare nuovi obiettivi relativi alle persone con disabilità nella prossima revisione della Strategia Europea 2020 – il solo modo di evitarne il fallimento.

Gli obiettivi principali della Strategia Europea 2020 – innalzare il tasso di occupazione della popolazione europea al 75% facendo uscire 20 milioni di persone dalla povertà e riducendo l’abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% – non possono essere raggiunti senza coinvolgere gli 80 milioni di europei con disabilità, che rappresentano il 16% della popolazione dell’UE.

La revisione della Strategia europea 2020 deve comprendere una strategia specifica per l’occupazione, l’inclusione sociale e la riduzione della povertà delle persone con disabilità con obiettivi specificamente dedicati, sul modello della Garanzia per i Giovani dell’UE.

3. L’accessibilità di beni e servizi per tutti.

• Adottare una proposta legislativa sull’accessibilità (European Accessibility Act).

L’UE deve ancora mantenere le promesse su questa legislazione europea già programmata che dovrà stabilire requisiti comuni di accessibilità di beni e servizi in tutti i paesi dell’UE. La proposta di legge avrebbe dovuto uscire nel 2012 e ci si attende ora che veda la luce nel 2014. È arrivato il momento di agire! Le aspettative degli interessati sulla legislazione e il suo potenziale economico sono enormi. Integrando più persone nella forza lavoro attiva e contribuendo a incrementare i consumi delle persone con disabilità, l’accessibilità favorisce la crescita economica, oltre a essere una questione di diritti fondamentali: la libertà di movimento delle persone con disabilità è una delle libertà fondamentali dell’UE, ma le persone con disabilità non possono esercitarne pienamente e liberamente il diritto. La maggior parte dei beni del mercato interno dell’UE non sono accessibili alle persone con disabilità .

L’EDF esorta l’UE ad adottare al più presto una legislazione solida e vincolante con un approccio olistico a copertura del maggior numero possibile di beni e servizi. Anche l’ Alleanza per l’Anno Europeo dei Cittadini fa appello per l’adozione dell’Atto.

• Accessibilità delle tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC): adottare e mettere in atto la proposta di direttiva dell’UE
sull’accessibilità dei siti internet pubblici

L’accesso ai siti internet è diventato un aspetto cruciale della partecipazione nella società. La proposta di direttiva sull’accessibilità dei siti internet del settore pubblico permetterà a tutti i cittadini, compresi quelli con disabilità, di accedere più facilmente ai servizi disponibili al pubblico. L’EDF esorta il Consiglio e il Parlamento Europei ad adottare la proposta legislativa entro il termine dell’attuale legislatura e a garantirne poi la piena attuazione e applicazione .

Un migliore accesso alle TIC è potenzialmente in grado di stimolare l’occupazione e l’accesso all’istruzione, alla cultura e all’informazione, permettendo alle persone con disabilità di essere cittadini più attivi e impegnati, di partecipare pienamente alla società e di vivere in modo più indipendente.

• Accessibilità dei trasporti e degli edifici.

L’ EDF fa appello affinché sia reso possibile per tutti viaggiare spontaneamente e in modo indipendente, attraverso l’istituzione di una catena ininterrotta di trasporti accessibili in tutta l’UE. Mezzi di trasporto e ambiente costruito accessibili permetteranno alle persone con disabilità, come anche alla popolazione che invecchia, di studiare e lavorare all’estero e di contribuire a incrementare il turismo e l’economia nel suo insieme, determinando una situazione vantaggiosa sia per le persone con disabilità che per gli Stati membri.

• Rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie

L’EDF esorta l’UE a sviluppare politiche e regolamenti comuni che realizzino concretamente la libertà di movimento delle persone con disabilità, in particolare semplificando le procedure di accesso e trasferimento da un paese all’altro delle indennità e delle assistenze, compresi gli assistenti personali.

L’EDF fa appello affinché sia istituita una Carta Europea per la mobilità delle persone con disabilità con un mutuo riconoscimento delle gratuità e degli sconti nell’ambito dei trasporti, della cultura e del turismo.

• Rimuovere gli ostacoli all’utilizzo dei fondi dell’UE per le persone con disabilità

Tutti i fondi dell’UE devono sostenere politiche d’inclusione delle persone con disabilità e non devono creare nuove barriere o discriminazioni.

4. L’adozione della proposta di Direttiva del Consiglio per l’attuazione del principio di pari trattamento fra le persone indipendentemente dalla religione o le convinzioni personali, a disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.

L’EDF, analogamente all’Alleanza per l’Anno Europeo dei Cittadini, esorta l’UE ad adottare la proposta di Direttiva, così come emendata dal Parlamento europeo, che mira a proteggere le persone con disabilità (fra altri gruppi) contro la discriminazione in tutte le aree della vita al di fuori del mercato del lavoro.

L’attuale legislazione dell’UE copre solo la discriminazione in ambito lavorativo. Questa lacuna nella protezione contro la discriminazione delle persone con disabilità deve essere affrontata e la rete di protezione deve essere completata allargandola anche all’ambito della protezione sociale e delle cure sanitarie, dei benefici sociali, dell’accesso a e della fornitura di beni e servizi disponibili per il pubblico, compresi gli alloggi e l’istruzione.

5. L’immediata ratifica da parte dell’UE e di tutti gli Stati membri del Protocollo Opzionale della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Le persone con disabilità devono essere protette tramite i diritti umani che sono loro conferiti nella prima Convenzione sui diritti delle persone con Disabilità legalmente vincolante per l’Unione Europea e per i 25 Stati membri che l’hanno ratificata.

L’EDF fa appello all’UE perché ratifichi immediatamente il Protocollo Opzionale, che introduce le procedure per rafforzare l’attuazione della Convenzione e prevede rimedi efficaci a favore degli individui i cui diritti umani sono stati violati.

6. L’istituzione di meccanismi per inserire proattivamente la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità in tutte le aree delle politiche dell’UE e nazionali e per assicurare il coinvolgimento delle persone con disabilità in tutte le decisioni che le riguardano.

L’UE deve svolgere un ruolo esemplare nell’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità – il primo trattato sui Diritti Umani che essa abbia mai ratificato – e deve adottare nel suo lavoro un approccio basato sui diritti umani.

L’UE ha il dovere di mettere proattivamente in pratica la Convenzione sia in termini di lavoro interno che anche di revisione e modifica di tutte le leggi e le pratiche esistenti che discriminano le persone con disabilità, nonché attraverso la formulazione di nuove leggi, politiche e programmi in linea con la Convenzione.

Poiché la Convenzione investe quasi tutte le aree della politica della UE, è necessario stabilire nuovi strumenti e meccanismi istituzionali per garantirne un’attuazione piena e coerente e per assicurare la conformità alla Convenzione della legislazione e delle politiche dell’UE, siano esse nuove o preesistenti.

• Commissione Europea:

L’assetto amministrativo e politico attuale della Commissione deve essere potenziato per garantire l’osservanza diffusa e appropriata dei diritti delle persone con disabilità in tutti i settori tramite l’istituzione di una Direzione Generale responsabile per le questioni della disabilità, nonché tramite l‘attribuzione della responsabilità sulle questioni della disabilità a un vice-presidente della Commissione con competenze specifiche per l’attuazione diffusa dei diritti delle persone con disabilità e il coordinamento con gli altri Commissari.

• Parlamento Europeo

Il PE deve confermare l’istituzione di una Task force inter-Commissioni efficace e dotata di poteri sull’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con Disabilità allo scopo di garantire, promuovere e stimolare l’attuazione piena e coerente della Convenzione , in particolare svolgendo un ruolo di coordinamento orizzontale fra le Commissioni del PE . La Task force deve coinvolgere strettamente l’EDF.
– L’EDF fa anche appello perché venga ricostituito l’Inter-gruppo del PE sulla Disabilità, che è uno degli inter-gruppi più vecchi (creato nel 1980), più ampi e più attivi.

 Nulla su di noi senza di noi: assicurare il coinvolgimento delle persone con disabilità nelle decisioni che le riguardano.

In ottemperanza dell’articolo 4.3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, le autorità dell’UE devono coinvolgere le persone con disabilità nei processi decisionali e nella compilazione, adozione, attuazione e valutazione della legislazione e delle politiche che hanno un impatto, diretto o indiretto, sulla loro vita.

Ogni nuovo meccanismo stabilito nell’ambito delle Istituzioni europee per attuare la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità deve coinvolgere l’EDF, l’organizzazione rappresentativa delle persone con disabilità in Europa.

Il diritto di voto e di partecipazione delle persone con disabilità alla vita politica e pubblica

Nel maggio 2014, molte persone con disabilità non avranno accesso al diritto di voto.
L’EDF ricorda che l’articolo 29 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità contempla il diritto di voto e di partecipazione alla vita politica e pubblica delle persone con disabilità su base di uguaglianza con gli altri.

Gli Stati membri dell’UE hanno l’obbligo di rimuovere le barriere:
• emendando le legislazioni nazionali che privano le persone con disabilità della capacità legale e del diritto di voto e rimpiazzandole con leggi e pratiche di sostegno alla presa di decisioni;
• approntando sezioni elettorali, procedure di voto, materiali e luoghi dedicati alle campagne elettorali accessibili;
• mettendo in atto misure che garantiscano alle persone con disabilità che vivono in istituto di potersi iscrivere alle liste elettorali e di poter votare.

Lo European Disability Forum (EDF) è l’organizzazione ombrello europea che rappresenta gli interessi di milioni di persone con disabilità in Europa. la missione dell’EDF è di assicurare alle persone con disabilità il pieno accesso ai diritti umani e fondamentali attraverso il loro coinvolgimento attivo nello sviluppo e nell’attuazione delle politiche in Europa. L’EDF è membro dell’ International Disability Alliance (IDA) e attualmente ne presiede l’organo di governo.

scarica questo manifesto in italiano o in inglese

 

Giornata della Memoria. Molto partecipato l’evento organizzato da DPI Italia

log HABME’ stato molto partecipato, anche dal punto di vista emotivo, l’evento organizzato da DPI Italia in occasione della gioranta della memoria, il 27 gennaio scorso presso la Biblioteca di Napoli.

Parte del progetto Europeo “HABM: The Holocaust of All. Battle of Memory“, si è tenuta una conferenza internazionale dal titolo “Il Rispetto dei Diritti umani per una cittadinanza attiva” , sotto l’alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica e parallelamente si è dato il via ad una mostra in ricordo dell’ Aktion T4, il programma di sterminio nazista di oltre 275.000 persone con disabilità.

Dell’iniziativa si è molto parlato tra i mass media. Offriamo di seguito una rassegna stampa e due video con interviste a Giampiero Griffo e Rita Barbuto.

TUTTA LA RASSEGNA STAMPA IN PDF

Rassegna stampa
Il Giorno della Memoria e le persone con disabilità, superando.it
Giornata della memoria: i disabili e la Shoah ai giorni nostri, Il Fatto Quotidiano
Bray in visita a Napoli per la Giornata della memoria, La Repubblica – Napoli
Il dramma nella tragedia: un percorso nella disabilità durante la Shoah, Corriere del Mezzogiorno
Giornata Memoria, Napoli da Shoah a Eutanasia bambini, Napolipost
The Holocaust of All. Battle of the Memory, Biblioteca Multimediale di Napoli
Giorno della Memoria: a Napoli un convegno internazionale, Comune di Torino
Giornata della Memoria e rispetto dei Diritti dei Disabili, Giornalisti Beni Culturali
ll Rispetto dei Diritti umani per una cittadinanza attiva – tra la Shoah di ieri e oggi, Addarte
Giornata della memoria, Gecosociale
27.01.14 A Napoli giornata della memoria e disabilità, Montecatone
Convegno internazionale “Il rispetto dei diritti umani per una cittadinanza attiva”, Coop Dedalus
ll rispetto dei diritti umani per una cittadinanza attiva tra shoah di ieri e oggi, Napoli Today
Napoli. Per la Giornata della Memoria arriva il Ministro Bray, Caserta 24 ore

Video

Guarda anche:
TG Regionale del 27/01/2014 ore 19.30

Napoli – La Shoah dei disabili (28.01.14) – Youtube

Conferenza e mostra progetto HABM

log HABMHABM – The Holocaust of All. Battle of the Memory

CON L’ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Il giorno 27 gennaio 2014, dalle ore 8.30 alle ore 17.30, presso la Biblioteca Nazionale “V. Emanuele III”, Piazza Del Plebiscito, 1 – Napoli, DPI Italia Onlus, organizza la Conferenza Internazionale “Il rispetto dei diritti umaniper una cittadinanza attiva”. Lo stesso giorno, nello stesso luogo, alle ore 18.00, sarà inaugurata una Mostra Multimediale che sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 17.30, fino al 7 febbraio 2014. Questa importante iniziativa nasce all’interno del Progetto “HABM: The Holocaust of All. Battle of the Memory”.

Scopo del progetto, e degli eventi che qui vi proponiamo, è stato quello di riportare alla memoria dei cittadini europei lo sterminio nazista delle persone con disabilità. Il fine è di offrire a noi cittadini gli strumenti culturali e storici per partecipare in modo consapevole alla costruzione di un’ Europa unita e democratica in cui la diversità è un valore che arricchisce, piuttosto che una negatività da eliminare.

Considerato lo spessore culturale e formativo della Conferenza e della Mostra, Vi ringraziamo per l’attenzione che vorrete dedicare a questo evento e Vi preghiamo di promuoverlo nella vostra rete.

Appuntamento a Napoli il giorno 27 gennaio 2014, ore 8.30. Vi aspettiamo

 

Leggi il programma e la locandina in italiano

PROGRAMMA CONFERENZA INTERNAZIONALE PROG HABM

locandina HABM presidente repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Read the program and the flier in english

PROGRAMME INTERNATIONAL CONFERENCE PROJECT HABBM ENG

 

EXHIBITION  HABM EN